Mercoledì della XIV settimana del Tempo Ordinario.
di padre Roberto Fornara.
Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 6 luglio 2022.
Dal vangelo secondo Matteo (Mt 10, 1-7).
“Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità. I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello; Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì. Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino”.
Di questo brano evangelico, che conosciamo quasi a memoria, avendolo sentito proclamare in numerose occasioni, colpiscono soprattutto alcuni particolari.
In primo luogo, Matteo presuppone la chiamata dei dodici, che gli altri evangelisti raccontano con molti dettagli. «Chiamati a sé i suoi dodici discepoli…»: l’elezione dei dodici perde importanza, quasi a sottolineare che la chiamata non è un privilegio di cui gloriarsi e su cui soffermarsi, a vantaggio dell’invio missionario. Se si è apostoli, lo si è per gli altri (anche al v. 5, Matteo ripete: «questi sono i Dodici che Gesù inviò»).
Soffermiamoci poi a considerare l’elenco dei dodici nomi che gli evangelisti ci trasmettono, con qualche variante. I nomi sono lo specchio di 12 storie, di 12 persone diverse e uniche: nessuno è uguale a un altro, anche se alcuni nomi si ripetono (Giacomo, Simone…). Accanto ai nomi, alcune particolarità e precisazioni. Simone, chiamato Pietro, indica che la parola di Gesù trasforma e crea un uomo nuovo, una “roccia” su cui il Signore fonda la sua chiesa. Di alcuni si indica il rapporto di figliolanza o di fratellanza. Sono legami importanti, ma che i Dodici devono imparare a superare per seguire Gesù: al capitolo 4, Matteo racconta appunto la chiamata di due coppie di fratelli, che lasciano il loro padre e la loro attività e subito seguono il Maestro. Di alcuni si indica una provenienza geografica, che non conta più nella logica del Regno di Dio, oppure un orientamento politico (Cananeo o Zelota in altri vangeli), che il chiamato impara a relativizzare al primato di Cristo e del suo regno: non è con la forza delle armi che Simone potrà salvare Israele, o con la ribellione al potere romano, ma con la forza dell’amore che viene dallo Spirito, quello Spirito che Gesù dona senza misura.
Il potere che Gesù comunica agli apostoli (exousia, che forse sarebbe meglio tradurre con “autorità” o “autorevolezza”), infatti, non è contro qualcuno, ma contro gli spiriti impuri e per la guarigione e la conversione piena delle persone.
Colpisce anche una nota stonata: in questa missione di salvare e di guarire, di annunciare la prossimità del regno di Dio, in questo potere sullo spirito del male, emerge per contrasto la presenza di Giuda, colui che sarà il traditore. È un invito a rimanere nell’umiltà, a non presumere di noi stessi e a non sentirci sicuri e protetti dal fatto di appartenere esteriormente alla comunità dei discepoli di Gesù. È proprio l’invio missionario che ci rende poveri, liberi e umili: diventando testimoni delle grandi opere di Dio sul male e sugli spiriti cattivi, impariamo ad abbandonarci anche noi con fiducia e semplicità all’azione salvifica di Dio Padre. Basta leggere le pagine dei vangeli per accorgersi che gli apostoli non sono perfetti, non sono i migliori. Lasciandosi convertire, ricordando le parole di Gesù, e rimanendo in comunione di fede e d’amore con la Chiesa, possono però compiere le opere che egli ha compiuto e anche di più grandi.
Preghiamo.
O Dio, che hai chiamato alla fede i nostri padri
con la predicazione apostolica,
donaci di onorare sempre con la coerenza della vita
il privilegio di chiamarci cristiani.
Per Cristo, nostro Signore. Amen.
Una buona e santa giornata a tutti.
padre Roberto Fornara
Comunità di Arenzano (GE)

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