XXII settimana del Tempo Ordinario.
Sant’Agostino, vescovo e dottore della Chiesa.
di padre Paolo Galbiati.
Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 28 agosto 2022.
Dal Vangelo secondo Luca (14, 1.7-14).
Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: “Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato”.
Disse poi a colui che l’aveva invitato: “Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti”.
Gesù è osservato dalle persone che erano a pranzo a casa di uno dei capi dei farisei, e anche lui nota come sceglievano i primi posti. Proprio per questo motivo, racconta una parabola che mette in guardia dal protagonismo di chi cerca i primi posti nei banchetti, rischiando di essere retrocesso all’ultimo posto dal padrone di casa, qualora arrivi un ospite più ragguardevole di lui. Gesù conosce la smania umana di primeggiare, quella di coloro che «si compiacciono di essere salutati nelle piazze, di avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti» (Lc 20, 46), spesso semplicemente per apparire potenti agli occhi altrui. Questo atteggiamento può essere un po’ di tutti noi: quanti arrivismi, quante lotte per i primi posti, per mettersi in mostra, quante guerre e litigi causati dall’orgoglio! Ovunque ci sono rivalità, piccole guerre per mettersi in mostra, per apparire! A parole tutti siamo umili, tutti distaccati, ma in fondo c’è questa umana e quotidiana tentazione a primeggiare. È un’esperienza che nasce dal nostro cuore ferito dal peccato. Gesù allora mette prontamente in crisi questo atteggiamento, per il nostro bene. A che serve occupare il primo posto su questa terra? Quanta superbia, arroganza, è finita nel nulla! Imperi grandissimi e potenti sono finiti. Imperatori divinizzati, ora sono dimenticati; persone potentissime, non sono ricordate più da nessuno. Imperatori e imperatrici, re e regine, politici… sono caduti nel silenzio. Che cosa conta allora essere potenti, rispettati e a volte anche temuti, se poi saremo dimenticati? Pensiamo invece alle persone semplici, umili, che a distanza di secoli e di anni ancora ricordiamo (ad esempio i santi). Perché? Perché avevano capito che ciò che conta è cercare il primo posto non davanti agli uomini, ma davanti a Dio. Farsi umili significa liberarsi dall’ansia di ogni stima umana: a noi non deve interessare il giudizio degli uomini, ma di Dio! Farsi umili significa imparare ad amare come Cristo ha amato, servire come Cristo ha servito, obbedire come Cristo ha obbedito.
Preghiamo con le parole di santa Teresa di Gesù Bambino.
“Signore, anche se avessi compiute tutte le opere di S. Paolo,
mi crederei ancora serva inutile e mi parrebbe di avere le mani vuote;
ma è proprio questo che fa la mia gioia,
perché, non avendo nulla, riceverò tutto da te, o Dio!”.
Una buona e santa giornata a tutti.
padre Paolo Galbiati
Comunità di Arenzano (GE)

***
Ricevi ogni mattina il testo del Caffè sulla tua email:
***
Visita i nostri siti:
***
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.