Terza domenica di Pasqua.
di padre Federico Trinchero.
Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 1 maggio 2022.
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 21, 15-19).
Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».
Quell’incontro Simon Pietro se l’aspettava. Forse lo temeva anche, ma in fondo lo desiderava. Sapeva che sarebbe stato difficile sostenere il suo sguardo, ma ora che l’avevano riconosciuto dopo quella pesca strepitosa, non voleva lasciarselo sfuggire e, un po’ goffamente, lo raggiunge sulla riva del lago in cerca di un riscatto. Non si attendeva però quella domanda ripetuta tre volte: “Mi ami tu?”. Si aspettava piuttosto una ramanzina, di essere umiliato davanti agli altri apostoli, lui, il primo, per aver rinnegato quel Maestro che aveva promesso, con tanto e ingenuo entusiasmo, di seguire fino alla morte. Pensava che Gesù gli avrebbe richiesto le chiavi del Regno di Dio dichiarandolo un incapace. E invece niente lavata di capo. Nessuna vendetta. Solo quella triplice richiesta di amore che andavano a guarire la sua vergogna e rinnovare la sequela di quel Maestro e Signore di cui era profondamente e sinceramente innamorato.
Pietro ora è umile, perché umiliato. Inutile escogitare un piano per rimediare alla figuraccia e per recuperare posizioni nella classifica degli apostoli. Gesù gli chiede solo amore. Quando avevano arrestato Gesù, preso dal panico, aveva detto di non sapere nulla di Gesù. Ora, invece, dichiara che è Gesù che sa tutto di lui: i suoi slanci di entusiasmo, le sue contraddizioni, il suo peccato, il suo amore.
Gesù non si vendica, non prende la sua rivincita. Rinnova semplicemente la sua fiducia e affida a Pietro la cosa a lui più cara, la sua Chiesa, le pecore e gli agnelli di cui Pietro sarà pastore fino a dare la propria vita come Gesù.
Ecco come amare Gesù: dando la vita per gli altri. Per verificare il nostro amore per Gesù non c’è un termometro più preciso di questo.
Concludiamo con una preghiera del Santo curato d’Ars.
Ti amo, o mio Dio,
e il mio solo desiderio è di amarti fino all’ultimo respiro della mia vita.
Ti amo, o Dio infinitamente amabile,
e preferisco morire amandoti piuttosto che vivere un solo istante senza amarti.
Ti amo, Signore,
e l’unica grazia che ti chiedo è di amarti eternamente.
Mio Dio, se la mia lingua non può dirti ad ogni istante che ti amo,
voglio che il mio cuore te lo ripeta tante volte quante volte respiro.
Ti amo, o mio Divino Salvatore,
perché sei stato crocifisso per me, e mi tieni quaggiù crocifisso con Te.
Mio Dio, fammi la grazia di morire amandoti e sapendo che ti amo. Amen.
Buona domenica a tutti!
padre Federico Trinchero
Comunità di Bangui (Rep. Centrafricana)

***
2° incontro Amici del Caffè (27/29 maggio)
al Monastero Santa Croce di Bocca di Magra (SP)

***
Ricevi ogni mattina il testo del Caffè sulla tua email:
***
Visita i nostri siti:
***
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.