Caffè di domenica 8 maggio 2022

Quarta domenica di Pasqua.
Giornata mondiale delle vocazioni.
di padre Roberto Fornara.

Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 8 maggio 2022.

Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 8, 27-30).

Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola.

Se rileggiamo attentamente le pagine che precedono questo capitolo 10 del vangelo di Giovanni, troviamo numerosi e ripetuti riferimenti alla relazione fra Gesù e il Padre, alla loro intimità e alla loro comunione. Anche nel breve brano del vangelo di oggi, in primo piano c’è questo scambio tra Padre e Figlio: il Padre ha dato al Figlio le pecore del suo gregge e il Padre e il Figlio sono una cosa sola.

Ciò che importa sottolineare in tutti questi scambi tra il Padre e il Figlio, è che non sono descritti a sé stanti, ma in funzione del loro rapporto con gli uomini. Così anche nella preghiera sacerdotale del capitolo 17 l’unità fra Padre e Figlio sarà estesa ai discepoli: Gesù prega perché anch’essi siano una cosa sola come egli e il Padre sono una cosa sola.

Non c’è nulla nel cuore della Trinità che non sia proiettato al bene dell’uomo, alla relazione con lui. Come dice il vangelo odierno, nessuno può strapparci dalla mano di Gesù né dalla mano del Padre. Siamo in buone mani! Restando fiduciosi in queste mani di Dio si alimenta quello scambio vitale e fecondo che è la comunicazione di vita, e di vita eterna: «Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno».

La vita eterna è, fin da oggi, questa possibilità di vivere con Gesù e grazie a Gesù nelle profondità dell’amore di Dio. La prima frase del vangelo la esprime con tre verbi che caratterizzano questa comunione che esiste fra i discepoli e la Trinità: innanzitutto ascoltare la voce di Gesù (notiamo: non ascoltare la parola, ma la voce del Maestro; è un affinamento della sensibilità dell’ascolto che ci permette di sussultare di gioia come la sposa del Cantico: “una voce! il mio diletto!”). In secondo luogo, essere conosciuti da Gesù. Non si tratta di conoscerlo, ma di lasciarci conoscere da lui e di esprimere, con le parole del salmo 139: «Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu conosci quando siedo e quando mi alzo, intendi da lontano i miei pensieri,… ti sono note tutte le mie vie». Essere nelle mani di Dio è la gioia di essere conosciuti e amati così come siamo; neppure l’oscurità delle prove o del peccato possono strapparci dalla fiducia in questo abbraccio, poiché – prosegue il salmo – «nemmeno le tenebre per te sono tenebre e la notte è luminosa come il giorno; per te le tenebre sono come luce».

Infine, far parte del gregge di Cristo significa seguirlo. Non sono le pie intenzioni o i vaghi sentimentalismi che ci caratterizzano come discepoli, ma la perseveranza nel cammino quotidiano di sequela. Tra il pastore e il suo gregge cresce la conoscenza, la fiducia e la comunione; come scrive san Giovanni della Croce: «questo divino sibilo che entra dall’orecchio dell’anima… è scoperta della verità della Divinità e rivelazione dei suoi segreti occulti». È la meraviglia dell’amore: conoscere ed essere conosciuti.

Preghiamo.
Dio onnipotente e misericordioso, guidaci al possesso della gioia eterna,
perché l’umile gregge dei tuoi fedeli giunga con sicurezza accanto a te,
dove lo ha preceduto il Cristo, suo pastore.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

Una buona e santa giornata a tutti!

padre Roberto Fornara
Comunità di Arenzano (GE)

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2° incontro Amici del Caffè (27/29 maggio)

al Monastero Santa Croce di Bocca di Magra (SP)

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