Caffè di sabato 4 giugno 2022

Sabato della VII settimana di Pasqua.
di padre Michele Goegan.

Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 4 giugno 2022.

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 21, 20-25).

In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?». Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.

Siamo ormai al termine del tempo di Pasqua  e anche il brano del Vangelo di Giovanni ci fa intendere la fine di quanto narrato ma lasciandolo aperto a un di più non scritto, ma presente nella mente di chi ha redatto il Vangelo. In effetti domani è Pentecoste e quante cose lo Spirito può ancora dirci attraverso il Vangelo: nulla da inventare ma tutto da  approfondire. Dobbiamo trovare quella forza salvifica che ogni parola del Vangelo contiene e che si è concretizzata in questo tempo di Pasqua e sempre ci accompagnerà. Difatti il Vangelo di Giovanni vive in ogni discepolo che il Signore ama e che vuole che rimanga fino alla sua venuta. Un tempo che ad ogni Eucaristia si rinnova  e si concretizza ed è anche un mistero: “annunciamo la tua morte Signore, proclamiamo la tua resurrezione, nell’attesa della tua venuta”.

Chiniamoci allora sul suo petto per essergli fratelli e amici e così sentire i segreti del suo cuore che ci rivelerà per essere migliori, per essere santi.

Certo che, in questa attesa, divino e umano, nobiltà d’animo e istinti sono sempre mischiati nei poveri discepoli e Pietro presenta una caratteristica comune a noi tutti: quell’irrefrenabile istinto a mettere in paragone la nostra vita con quella degli altri.  Lo sguardo poi si traduce subito dopo in diceria…Non si approfondiscono le parole di Gesù ma si continua a pensare a modo proprio. L’unico rimedio è guardare ancora di più Gesù, puntare alla santità e questo ci farà dimenticare gli inutili confronti che non ci aiutano a volare ma a rimanere impantanati nei nostri ragionamenti e ben a ragione risuonerebbe il rimprovero di Gesù: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?».

La compagnia dei fratelli e delle sorelle deve essere un aiuto e non un ostacolo nel cammino: se vanno più forte o per altre vie che non sono le nostre ma sempre verso Gesù, lodiamo il Signore che ci fa essere unici nella sua ricerca, ognuno a modo proprio. Non invidiamo né giudichiamo chi ha più doni ma facciamo crescere quelli che abbiamo noi. Portiamo nella nostra vita il Vangelo come solo noi possiamo fare.

Preghiamo.
Dio onnipotente,
ai tuoi figli, che hanno celebrato con gioia le feste pasquali,
concedi, per tua grazia, di testimoniare
nella vita e nelle opere la loro forza salvifica.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

Una buona e santa giornata a tutti!

padre Michele Goegan
Comunità di Genova (GE)

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