Martedì della XI settimana del Tempo Ordinario.
Sant’Eliseo, profeta.
Beata Maria Candida dell’Eucaristia, carmelitana.
di fra Gian Paolo Aguas
Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 14 giugno 2022.
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5, 43-48).
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
Gesù, il Maestro, ci insegna come poter essere figli di Dio donandoci delle indicazioni concrete. In un certo senso, qui si spiega il significato di amare il prossimo e soprattutto chi si tratta, ovvero i nostri nemici e coloro che ci perseguitano. L’amore non è un semplice sentimento, ma è una vera forza che ci spinge a fare del bene a chi, appunto, amiamo.
Il primo dei nostri nemici è la nostra stessa persona. Se abbiamo mille attenzioni per l’altro, significa che lo accogliamo per quello che è. Altrettanto dovremmo fare con noi stressi. Ma spesso non ci amiamo davvero e in questo modo non siamo né grati a Dio, né amiamo realmente il prossimo, e ci nascondiamo in quegli atti d’affetto poco sincero, diventato superficiale e intiepidito dall’abitudine.
Dobbiamo amare i doni e i carismi, i limiti e difetti che abbiamo, e soprattutto quest’ultimi, perché essi ci fanno più vicini al nostro prossimo, dato che nessuno in questo mondo è perfetto. Siamo storie ferite e piene di sofferenza e il nostro cuore è sicuramente lacerato da fatti dolorosi. Se il cuore è lacerato allora significa che è aperto, ed è aperto per far entrare l’amore: Gesù.
Se ogni uomo è ferito, dovremmo essere più comprensivi, che non significa giustificare l’ingiustizia, ma essere prossimo all’altro. Pregare per chi ci perseguita significa avere compassione per lui, e quindi donargli un posto, nel nostro cuore aperto, dove poter essere accolto e riconosciuto.
Molte sono le occasioni per attuare l’insegnamento del Signore: al lavoro forse c’è qualcuno che non è molto simpatico. Così può accadere nell’ambiente scolastico o con qualche inquilino del nostro palazzo. Prima di dare un giudizio, chiediamoci almeno una volta : che cosa avrà nel cuore per trattarmi in questo modo? Forse come me soffre…
Gesù prima di guarire il corpo, vuole guarire il cuore; e così ha fatto fino alla croce, perdonando i suoi assassini e guarendo il cuore del buon ladrone donandogli perfino il paradiso! Certo, non abbiamo la pretesa di cambiare qualcuno, ma come cristiani, abbiamo il potere e il dovere di dare almeno una possibilità al prossimo. Allora preghiamo per chi ci perseguita, amiamo i nostri nemici, perché possiamo essere perfetti, e quindi liberi di vivere e di amare come veri e propri figli di Dio.
Preghiamo.
O Dio, fortezza di chi spera in te,
ascolta benigno le nostre invocazioni,
e poiché nella nostra debolezza nulla possiamo senza il tuo aiuto,
soccorrici sempre con la tua grazia,
perché fedeli ai tuoi comandamenti
possiamo piacerti nelle intenzioni e nelle opere.
Per Cristo, nostro Signore. Amen.
Una buona e santa giornata a tutti!
fra Gian Paolo Aguas
Comunità di Bangui (Rep. Centrafricana)

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