Caffè di domenica 7 agosto 2022

XIX domenica del Tempo Ordinario.
Sant’Alberto di Trapani, carmelitano.
di padre Vojtech Kohut

Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 7 agosto 2022.

Dal vangelo secondo Luca (Lc 12, 32-48).

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno. Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore. Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo”.

In un capolavoro del “teatro dell’assurdo” di Samuel Beckett, intitolato Aspettando Godot, due protagonisti, Estragone e Vladimir, parlano tra loro dell’attesa del misterioso Godot, ma non fanno nulla per prepararsi alla sua venuta, cosicché alla fine cominciano a dubitare non solo della sua venuta, ma anche della sua stessa esistenza.

A noi, cristiani, talvolta succede, purtroppo, qualcosa di simile: sì, sappiamo che il Signore Gesù verrà di nuovo e forse ogni tanto ne parliamo anche, ma non viviamo la nostra vita di fede nella prospettiva di questa sua seconda venuta e perciò corriamo il pericolo di dimenticarci della “Parusia” (venuta).

Gesù era ben cosciente che i suoi discepoli di tutti i tempi si sarebbero trovati in questa situazione, perciò propone loro due parabole: una sul ritorno del padrone e una sul ladro che viene di notte. Ovviamente, non vuole dire con questo che dobbiamo aver paura della venuta del Figlio dell’uomo, come si teme un padrone autoritario che non sopporta il minimo ritardo dei servi, o come si teme un ladro astuto che cerca di sorprenderci scassinando la nostra casa. Infatti, al suo arrivo, Gesù stesso “si stringerà le vesti ai fianchi, ci farà mettere a tavola e passerà a servirci”, cioè capovolgerà completamente i ruoli! E se dovessimo azzardare un simile capovolgimento nella seconda parabola, potremmo affermare che il Figlio dell’uomo non verrà a derubarci, ma porterà doni per ciascuno di noi!

Ebbene, per non rischiare la sorte di Estragone e Vladimiro, dobbiamo attendere attivamente, come ci ricordano i versetti che precedono le due parabole: “Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina”, ossia non vivete in questo mondo come se fosse l’unica e definitiva prospettiva della vostra esistenza, perché “dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore”.

Noi non siamo ancora a casa, carissimi fratelli e sorelle; viviamo perciò questa vita, sì, in modo impegnato, ma sempre consapevoli che la nostra vera patria è nel cielo, nella casa del Padre. Solo così saremo pronti ad accogliere subito il Figlio dell’uomo, nostro Signore Gesù Cristo, quando verrà, senza essere colti impreparati alla sua venuta.

Preghiamo.
Dio onnipotente ed eterno, guidati dallo Spirito Santo,
osiamo invocarti con il nome di Padre:
fa’ crescere nei nostri cuori lo spirito di figli adottivi,
perché possiamo entrare nell’eredità che ci hai promesso.
Per Cristo, nostro Signore. Amen.

Benedetta giornata a tutti voi, amici nel Signore.

padre Vojtech Kohut
Comunità di Arenzano (GE)

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