Festa di San Lorenzo, diacono e martire.
di padre Federico Trinchero.
Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 10 agosto 2022.
Dal Vangelo secondo Giovanni (12, 24-26).
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà».
L’evangelista Giovanni, per descrivere e aiutarci a comprendere il mistero grande della morte e della risurrezione di Gesù e, al tempo stesso, il nostro cammino di sequela dietro a lui, utilizza un’immagine semplice e concreta: quella di un chicco di grano che muore e porta frutto.
Cosa significa morire? E quali sono le conseguenze di chi accetta di morire e di chi invece non vuole morire? Morire, secondo il vangelo, significa rinunciare a sé stessi, alle proprie ambizioni e ai propri diritti, alla propria realizzazione e alla vittoria delle proprie idee o al conseguimento del proprio piano. Chi muore, non trattiene per sé la propria vita, ma la dona, dimenticando ciò che gli appartiene. Chi accetta di morire, porta frutto, vivrà in eterno, sarà seduto accanto al suo Signore nel regno dei cieli e sarà onorato dal Padre. Chi invece rifiuta di morire e trattiene per sé la propria vita, sarà condannato non soltanto a non portare frutto, ma si dispererà nella solitudine della propria autosufficienza e del proprio orgoglio.
Gesù ha scelto di morire, di non tenere la sua vita, ma di donarla. E con la sua morte e risurrezione ci ha portato il frutto della salvezza, ha riunito l’umanità, ha fatto di noi un solo corpo con lui. E il discepolo non ha altra strada da percorrere che quella del suo maestro. Non a tutti i discepoli sarà richiesto di dare la vita in modo cruento come è stato per Gesù o il diacono Lorenzo che oggi ricordiamo. Ci sono però, nella vita di ogni uomo e di ogni donna, piccole o grandi morti quotidiane, scelte o impreviste e quasi imposte, nascoste, note soltanto a chi le vive, oppure visibili a chi ci sta attorno. Sono spesso morti dolorose, quasi un martirio quotidiano.
Un chicco di grano, infatti, muore tante volte prima di diventare cibo. Muore nel grembo della terra, non visto da nessuno, quando germina e diventa una piccola pianta e poi una spiga piegata dal peso dei chicchi di grano sotto il caldo del sole. Muore quando viene tagliato e raccolto nel momento della mietitura. Muore ancora quando viene macinato e diventa farina. Muore di nuovo quando viene impastato con l’acqua e cotto nel fuoco per diventare pane. Muore, un’ultima volta, quando viene spezzato e consumato e diventa nutrimento per chi l’assume. Quel seme non c’è più, non si vede più, ma forse c’è ancora: c’è la gioia, la festa e la comunione degli invitati al banchetto. Se quel chicco di grano non fosse morto nella terra, non sarebbe diventato pane e non ci sarebbe stata la festa. Si muore, infatti, non per morire ma, come è stato per Gesù, per risorgere.
Preghiamo.
O Dio, l’ardore della tua carità ha reso san Lorenzo
fedele nel ministero e glorioso nel martirio:
fa’ che amiamo ciò che egli ha amato
e viviamo ciò che ha insegnato.
Per Cristo, nostro Signore. Amen.
Buona giornata a tutti!
padre Federico Trinchero
Comunità di Bangui (Rep. Centrafricana)

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