Caffè di lunedì 10 ottobre 2022

XXVIII settimana del Tempo Ordinario.
di padre Roberto Fornara.

Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 10 ottobre 2022.

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 11, 29-32).

Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».

Il vangelo di oggi è interamente centrato sul valore del segno: i discepoli sono continuamente alla ricerca di un segno per credere, di un’evidenza sensibile e tangibile a sostegno della propria fede, di qualche effetto straordinario che possa rompere la monotonia di un grigiume quotidiano che non soddisfa e non sazia la propria gola e la propria curiosità. Gesù mette in guardia dai possibili pericoli di un simile atteggiamento.

Il segno evangelico, però, si può leggere a diversi livelli. Innanzitutto, c’è la negazione di Dio rispetto a questa curiosità umana superficiale: non le sarà dato alcun segno. La fede, cioè, non si può basare sull’evidenza sensibile. La fede è camminare sulle orme della promessa divina, “come se vedessimo l’invisibile”.

Il vangelo non è, tuttavia, così radicale su questo punto. Lascia intravvedere un’eccezione: non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Un segno dunque ci è dato. Dio non ci abbandona a noi stessi. Che cos’è il segno di Giona? L’evangelista Luca, a differenza di Matteo, lo lega alla predicazione del profeta e alla conseguente conversione dei Niniviti. Il segno è dunque la parola divina, l’annuncio del vangelo, la testimonianza profetica che suscita un cambiamento di vita. Tutto questo è dono, è grazia. In ebraico, il nome di Giona significa colomba. Ricollegandoci all’immagine evangelica del battesimo di Gesù, possiamo scorgere lo Spirito Santo all’opera in questa proclamazione della Parola che converte i cuori.

A ben vedere, la terza indicazione ci dice chiaramente che il segno è Gesù. Non possiamo passare sotto silenzio la dimensione cristologica della metafora: è lui la Parola del Padre, Parola di vita e di verità.

Il quarto livello di lettura ci coinvolge personalmente. Il cristiano ha ricevuto nel battesimo una missione profetica che, in quanto figlio, lo abilita ad essere segno e testimonianza. Come Giona fu un segno per i Niniviti, così anche noi portiamo impressa una chiamata non ad ergerci come giudici o a sentirci migliori, ma ad essere segni viventi dell’amore di Dio: siamo sale della terra e luce del mondo. Non possiamo perdere il sapore che ci viene dalla parola di Gesù o nascondere la sua luce che si è accesa nella nostra vita.

Preghiamo.
Dio onnipotente ed eterno,
che esaudisci le preghiere del tuo popolo
oltre ogni desiderio e ogni merito,
effondi su di noi la tua misericordia:
perdona ciò che la coscienza teme
e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare.
Per Cristo, nostro Signore. Amen.

Una buona e santa giornata a tutti!

padre Roberto Fornara
Comunità di Arenzano (GE)

***

Ricevi ogni mattina il testo del Caffè sulla tua email:

***

Visita i nostri siti:

***

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: