Caffè di venerdì 21 ottobre 2022

XXIX settimana del Tempo Ordinario.
di fra Claudio Grana.

Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 21 ottobre 2022.

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 12,54-59).

In quel tempo, Gesù diceva alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?
Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esattore dei debiti e costui ti getti in prigione. Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo».

Abbiamo ascoltato due insegnamenti di Gesù molto forti, che ci scuotono. Nel primo, Gesù ci rimprovera perché spesso impieghiamo le nostre doti ed energie nelle cose materiali, senza fare lo stesso nelle cose più importanti: nel valutare “questo tempo” e “ciò che è giusto”, cioè gli eventi, le azioni e il loro senso più profondo.

Nel secondo insegnamento troviamo un elogio della furbizia, con un messaggio centrale: ogni azione ha le sue conseguenze, e non dobbiamo essere “faciloni”, perché non è che se faccio o non faccio qualcosa, poi va comunque tutto bene allo stesso modo, anzi posso avere una punizione (nelle parole di Gesù, la prigione), o un obbligo a rimediare (nell’esempio di Gesù, pagare i debiti).

Possiamo riassumere il significato del Vangelo di oggi in un solo concetto: la vera furbizia secondo Dio. Nella vita non siamo veramente furbi se conosciamo e capiamo le cose di questo mondo, se siamo capaci di raggiungere dei vantaggi immediati, o se sappiamo impiegare bene le nostre doti per avere successo. Siamo realmente furbi se capiamo il senso autentico e lo scopo della vita, se capiamo dove vale davvero la pena di spendere noi stessi, ciò che siamo e che abbiamo. Per indicare questo livello più importante, Gesù ci dice di cercare “ciò che è giusto”, ciò che ha conseguenze buone, o – in altre parti del Vangelo – ciò che dura per la vita eterna, per il regno dei cieli.

C’è un rischio in cui possiamo cadere noi cristiani: quello di confidare in modo superficiale e comodo nel perdono e nella misericordia di Dio, come se possiamo fare tutto o non farlo, tanto Dio è buono, tanto poi Dio mi perdona, tanto è lui che guida la storia e non tocca a me impegnarmi più di tanto, provvederà lui. Soprattutto oggi, è diffusa una concezione di Dio come uno che deve solo starci vicino, benedirci, approvarci in qualsiasi cosa facciamo, mettendo tutte le scelte di vita e tutti i comportamenti sullo stesso piano, senza giudicare nulla.

No, Gesù ci invita a “giudicare ciò che è giusto”, e ci chiede la vera furbizia secondo Dio, cioè applicare tutta la nostra intelligenza per capire cosa siamo chiamati a fare, qual’è la sua volontà, qual’è la strada del bene che lui ci indica, e impegnare tutte le nostre energie nel mettere in pratica, nell’operare guidati dalla sua grazia.

Chiediamo a Dio di darci la forza per questa impresa: non è un cammino facile, di un attimo, ma è il più vero, e quindi alla fine il più esaltante e l’unico che può darci la vera gioia.

Preghiamo.
Dio onnipotente ed eterno,
donaci di orientare sempre a te la nostra volontà
e di servirti con cuore sincero.
Per Cristo, nostro Signore. Amen.

Una buona e santa giornata a tutti!

fra Claudio Grana
Comunità di Bocca di Magra (SP)

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