Caffè di sabato 22 ottobre 2022

XXIX settimana del Tempo Ordinario.
Memoria di Santa Maria in sabato.
San Giovanni Paolo II, papa.
di padre Davide Sollami.

Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 22 ottobre 2022.

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 13, 1-9).

In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

Da sempre si verificano tensioni e atti di violenza. Ai tempi di Gesù, l’agitazione era dovuta al controllo che l’Impero Romano esercitava nella provincia della Giudea. Dalla “Fortezza Antonia”, in meno di un minuto, i soldati romani potevano entrare in qualsiasi momento nel tempio. Non solo, ma i paramenti religiosi erano custoditi sotto chiave dai romani, in modo che i sommi sacerdoti dovevano chiederli volta per volta. In questo modo il procuratore romano, Pilato, sapeva sempre chi e quando nel tempio svolgeva un rito. I rapporti tra ebrei e romani erano tesi… In questo clima, un giorno succede qualcosa, probabilmente un tentativo di rivolta. Per soffocare anche solo l’idea di riprovarci, Pilato comanda un’esecuzione sommaria, come dimostrazione della sua forza e fermezza nel mantenimento dell’ordine. Le persone presenti in quel momento nel tempio erano innocenti. La loro morte appare inaccettabile agli occhi di tutti.

Gesù come poteva commentare l’omicidio di innocenti e il sacrilegio di Pilato? Ma la vera domanda è un’altra: perché chiedono a Gesù il suo parere? Si trattava di una domanda fatta in buona fede, oppure per creare polemica? Se avesse pronunciato parole in difesa di quegli innocenti, i nemici di Gesù avrebbero approfittato dicendo che anche Gesù stava dalla parte dei dissidenti e contro l’operato dei governanti.

Gesù risponde citando un altro fatto di cronaca, anche questo grave: a Gerusalemme è crollata la torre di Siloe. C’erano i lavori in corso per la ricostruzione del tempio. Non sappiamo se si tratti di un incidente sul lavoro, ma il fatto è che una delle torri della piscina era crollata, travolgendo diciotto persone che erano lì per i riti, per le abluzioni. Alcuni leggono questa morte come una punizione divina.

Effettivamente, come si può credere in un Dio buono, dopo delle morti innocenti? La nostra fede ci fa somigliare a un bambino che, amato dal papà e dalla mamma, è tranquillo e sicuro che non gli accadrà mai niente di male. Non cadrà dalla bicicletta, non si sbuccerà mai un ginocchio… Poi invece questo succede! E allora quel bambino si domanda: “Perché, se mio padre e mia madre mi amano, non mi hanno difeso?”. A cosa serve l’amore, anche quello di Dio, se comunque ci succedono le stesse cose che accadono a chi non crede? Ognuno ha un crollo che non aveva calcolato, un fatto non previsto, e quando accade, o si diventa persone migliori oppure si diventa disperati. Come quel bambino, sperimentiamo che Dio non è quello che ci immaginavamo, ma è al di sopra delle nostre previsioni.

È bello che questa pagina del Vangelo, anche se così dura, finisca con un gesto di pazienza, con la parabola del fico piantato in una vigna. Dopo tre anni (tempo perfetto che indica la storia della salvezza dell’Antico Testamento) c’è rimasto ormai solo un anno per la conversione. Ad ogni uomo è concesso l’anno di grazia del Signore (cfr. Is 61, 2), che è il tempo della sua vita, per convertirsi e credere nel Vangelo (cfr. At 2, 37-41). Dio è paziente e sa attendere. Ma noi dobbiamo approfittare del tempo che Dio ci concede per la conversione. Ogni giorno della nostra vita non è un diritto, ma un modo di Dio di pazientare con noi.

Preghiamo.
O Dio onnipotente ed eterno,
donaci di orientare sempre a te la nostra volontà
e di servirti con cuore sincero.
Per Cristo, nostro Signore. Amen.

E su tutti voi, amici del caffè carmelitano, invoco la benedizione di Dio.

padre Davide Sollami
Comunità di Arenzano (GE)

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