di padre Vojtech Kohut
– Comunità di Arenzano (GE) –
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Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 26 novembre 2022.
XXXIV settimana del Tempo Ordinario.
Memoria di Santa Maria in sabato.
Dal vangelo secondo Luca (Lc 21, 34-36).
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».
L’ultima parola rimane. Rimane perché riecheggia, rimane perché risuona nel silenzio che segue alle parole. Proprio per questa ragione, alla fine di ogni discorso importante – soprattutto se colui che parla è un abile comunicatore o ha perlomeno riflettuto bene su ciò che voleva trasmettere – si lascia un messaggio fondamentale, una sintesi di tutto ciò che si è espresso in precedenza, da realizzare.
Il brano del vangelo di oggi si trova appunto alla fine di un discorso importante. Gesù ha parlato ai suoi discepoli della rovina del tempio e di Gerusalemme, della salvezza finale per i credenti, dei segni premonitori, e ha richiamato alla perseveranza e alla vigilanza. Inoltre, questo discorso importante, Gesù lo pronuncia alla vigilia della sua Passione. D’ora in poi non si esprimerà a parole ma con le opere, accogliendo su di sé le sofferenze della croce che portano alla salvezza.
Qual è, dunque, il messaggio finale del suo discorso escatologico? Gesù si esprime in due punti: “State attenti ai vostri cuori” e “Vegliate pregando”. Bisogna stare attenti al cuore, l’organo più importante della persona, in quanto rappresenta ciò che vi è di più profondo, il luogo in cui maturano le decisioni più importanti. Bisogna stare attenti al cuore, perché questo si può appesantire facilmente con le distrazioni del tempo presente, espresse nel testo evangelico con la parola “dissipazioni”, con le fughe di ogni tipo, rappresentate qui dal vocabolo “ubriachezze” e con le preoccupazioni inutili, o se vogliamo “affanni della vita”. Il cuore deve essere libero per vincere le tentazioni e rendere la persona umana pronta ad accogliere il Signore alla sua venuta.
E bisogna “vegliare in ogni momento pregando”, cioè non tanto recitare molte preghiere, quanto vivere nella presenza di Dio, diventare una preghiera continua attaccandosi fortemente a Cristo, il perfetto orante, l’uomo della preghiera incessante. Solo così si riesce a sfuggire a tutte le prove e a comparire davanti al Signore.
Lasciamo quindi risuonare questo messaggio nei nostri cuori non solo oggi, mentre si conclude l’anno liturgico, ma anche nei primi giorni dell’anno nuovo, nel tempo di Avvento. Lasciamo riecheggiare nel nostro cuore queste due parole: Cuore – preghiera, cuore – preghiera, cuore – preghiera…
Preghiamo.
Ridesta, o Signore, la volontà dei tuoi fedeli,
perché, collaborando con impegno alla tua opera di salvezza,
ottengano in misura sempre più abbondante
i doni della tua misericordia.
Per Cristo, nostro Signore. Amen.
Benedetta giornata a tutti voi, amici nel Signore.
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