di padre Piergiorgio Ladone
– Comunità di Arenzano (GE) –
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Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 25 dicembre 2022.
Natale del Signore.
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 2, 15-20).
Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere».
Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Il Vangelo che abbiamo appena ascoltato, proprio della “Messa dell’Aurora” di Natale, continua la narrazione del Vangelo della “Messa di mezzanotte”. Sono poche parole, belle, poetiche se vogliamo, ma anche tanto ricche di significato per il nostro cammino cristiano, in cui l’impegno primario resta pur sempre quello di accogliere e vivere nella nostra esperienza di ogni giorno, con stupore, questa irruzione di Dio nella storia umana di più di 2000 anni fa.
Al di là della Santa Famiglia per intero, sono tre le figure bibliche con le quali possiamo confrontarci: i pastori, il popolo (la gente) e Maria. In quali ci ritroviamo? Può essere anche in tutte, o forse in nessuna delle tre. Vorrei soffermarmi allora per ciascuna di esse sulla reazione che hanno avuto di fronte all’evento: sarebbe tanto importante che riuscissimo a farla nostra, quanto meno a livello di riflessione.
Inizierei dallo stupore della folla all’annuncio dei pastori. Lo stupore! E’ un atteggiamento in sé molto buono, purché non si limiti, come di fatto poi è accaduto al popolo di Israele, all’emozione di un momento, per la paura di dover mandare all’aria i propri progetti, le proprie sicurezze. E noi? Siamo disposti a lasciare che Dio sconvolga i nostri piani?
Opposta è la reazione dei pastori, i quali, vivendo alla giornata, in situazioni difficili, messi ai margini della società, di sicurezze non ne avevano proprio, per cui intesero in quell’annuncio, fra l’altro dato dagli angeli innanzitutto a loro, la risposta all’esigenza profonda di liberazione che attendevano. Così essi si muovono, si mettono in cammino senza indugio, sospinti dall’entusiasmo e dal desiderio dell’incontro. Ma non solo: dopo aver visto il bimbo, sono nuovamente mossi dall’esigenza di annunciare a tutti la loro esperienza. Ecco dove sta la dinamica e la vera efficacia dell’annuncio: il bisogno di narrare la propria esperienza. E noi? Viviamo in questa prospettiva la nostra testimonianza, e cioè come qualcosa che trabocca dal cuore?
E, infine, Maria: Maria che “custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore”. Sappiamo che il verbo greco meditare significa “mettere insieme”, confrontare. Questo vuol dire che Maria custodiva nel suo cuore tutto ciò che accadeva dentro di sé e intorno a sé, mettendolo a confronto, imparando in questo modo a leggere la volontà di Dio e a comprendere la sua vocazione. E noi, ci sforziamo di leggere, in ciò che ci accade ogni giorno, non solo dei fatti puramente casuali, come naturalmente essi appaiono, ma dei fatti possibilmente provvidenziali attraverso cui Dio desidera parlare al nostro cuore, facendoci percepire così la sua costante presenza, appunto, il suo Natale di ogni giorno? Speriamo di sì. Sia questo l’augurio che ci scambiamo.
Preghiamo.
Signore, Dio onnipotente,
che ci avvolgi della nuova luce del tuo Verbo fatto uomo,
fa’ che risplenda nelle nostre opere
il mistero della fede che rifulge nel nostro spirito.
Per Cristo, nostro Signore. Amen.
Buon Natale a tutti!
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