di padre Davide Sollami
– Comunità di Arenzano (GE) –
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Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 15 febbraio 2023.
VI settimana del Tempo Ordinario.
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 8, 22-26).
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero a Betsàida, e gli condussero un cieco, pregandolo di toccarlo. Allora prese il cieco per mano, lo condusse fuori dal villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: «Vedi qualcosa?». Quello, alzando gli occhi, diceva: «Vedo la gente, perché vedo come degli alberi che camminano».
Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente, fu guarito e da lontano vedeva distintamente ogni cosa. E lo rimandò a casa sua dicendo: «Non entrare nemmeno nel villaggio».
La struttura dei racconti di guarigione è generalmente fissa: c’è un problema a cui segue il miracolo e, alla fine, la reazione della folla. I segni di Gesù sono spesso rivolti a suscitare la fede nei pagani, ma nella guarigione del cieco di Betsàida, Gesù prende il malato per mano e lo conduce fuori dal villaggio: la folla, quella stessa folla di persone che l’avevano portato da Gesù e avevano pregato per lui, viene esclusa.
Il cieco di Betsàida non invoca la guarigione, non sembra neppure essere interessato a Gesù, ma inizia un breve e intenso dialogo personale tra il Cristo e il malato, di cui il Vangelo di Marco non rivela il nome.
È l’unica volta che il Vangelo registra una guarigione non istantanea, ma in due riprese. Come mai? Dalla risposta dell’uomo si può dedurre che non fosse cieco dalla nascita: «Vedo gli uomini, poiché vedo come degli alberi che camminano». Nella sua vita aveva già visto uomini e alberi. Il cieco di Betsaida, proprio perché non è cieco dalla nascita, rappresenta il discepolo che ha già incontrato Gesù, eppure ancora non lo riconosce pienamente come Messia.
Ma se un pagano o una persona lontana da Gesù si sono dimostrate pronte all’ascolto, il discepolo conosce invece tentennamenti e ritardi. La guarigione in due tappe del cieco di Betsàida, e quindi presumibilmente di un ebreo, dice come la sequela del discepolo avvenga tra dubbi e tentazioni. Paradossalmente il discepolo, a differenza del pagano, esita e tarda a conoscere Gesù. A Betsaida l’ebreo, vivendo a stretto contatto con i pagani, rischiava di perdere la sua identità.
Il Vangelo non tornerà a parlarci di quest’uomo guarito. O forse sì, magari anonimamente presente in mezzo alla folla, quella stessa folla che lo aveva condotto da Gesù. Ora toccherà a lui portare da Gesù chi non l’ha ancora visto. Non è un episodio di grazia, ma una relazione di grazia ciò che fa la differenza.
Preghiamo.
O Dio, che hai promesso di abitare
in coloro che ti amano con cuore retto e sincero,
tocca il nostro cuore e donaci la grazia
di diventare tua degna dimora.
Per Cristo, nostro Signore. Amen.
Una buona giornata a tutti!
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