di padre Marco Chiesa
– Comunità di Roma – Casa generalizia –
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Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 21 febbraio 2023.
VII settimana del Tempo Ordinario.
Domani inizia il Tempo di Quaresima.
Dal vangelo secondo Marco (Mc 9, 30-37).
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
In questa “vigilia” della Quaresima, il brano di Marco ci presenta un forte contrasto tra il modo di pensare di Gesù e quello dei suoi discepoli. Infatti, mentre stanno camminando per la Galilea, Gesù approfitta di quell’intimità per annunciare la sua passione, morte e risurrezione, cioè il modo del tutto inaudito con cui si concluderà il suo cammino su questa terra e con cui donerà la salvezza al mondo intero.
Tuttavia, il discorso è talmente inedito e umanamente insensato che gli apostoli, non lo capiscono e hanno timore a fare delle domande… la paura di finire in un argomento intricato e fastidioso non li attira minimamente. Per questo, preferiscono soprassedere e fantasticare su un tema umanamente più appagante: chi è il più grande fra loro? Cioè, chi è il più importante, il più forte, il più intelligente ecc… tutte quelle classifiche da cui siamo circondati ogni giorno e che spesso si insinuano nelle nostre relazioni.
Il Maestro, pur sapendo di cosa parlano, non si offende per la loro poca delicatezza verso le sue parole e, da sapiente pedagogo, li lascia parlare, finché non giungono a Cafarnao. Qui, una volta in casa, con grande pazienza e delicatezza, spiega loro qual’è la logica di Dio: “Se vuoi essere il primo, sii l’ultimo di tutti e il servitore di tutti”. Una logica che non è solo un bel pensiero, ma il modo di agire stesso di Gesù, in ogni momento e fino a donare la sua vita.
Gesù, dunque, capovolge il modo di pensare umano, dove c’è chi comanda e chi serve… per lui la cosa più importante è servire, non comandare. Per questo prende tra le braccia un bambino e lo indica come modello di vita. Lo sanno bene i genitori cosa avviene quando nasce un figlio: accoglierlo davvero vuol dire mettersi al suo servizio, fargli spazio nella propria vita, rinunciare alle proprie esigenze… solo così, l’altro potrà crescere e risplendere in tutta la sua bellezza. E se Gesù ha fatto questo con noi… anche noi, se siamo veri credenti, dobbiamo farlo con tutti gli altri.
Preghiamo.
Il tuo aiuto, Dio onnipotente,
ci renda sempre attenti alla voce dello Spirito,
perché possiamo conoscere
ciò che è conforme alla tua volontà
e attuarlo nelle parole e nelle opere.
Per Cristo, nostro Signore. Amen.
Una buona e santa giornata a tutti voi!
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