di padre Giustino Zoppi
– Comunità di Bocca di Magra (SP) –
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Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 24 febbraio 2023.
Tempo di Quaresima. Venerdì dopo le Ceneri.
Beata Giuseppa Naval Girbes, carmelitana.
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 9, 14-15).
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».
Questa volta l’obiezione che viene posta a Gesù non è fatta dai suoi avversari, scribi e farisei, i quali spesso pongono delle domande a Gesù non tanto per conoscere veramente la sua risposta ma per prenderlo in fallo. Questa volta no, questa volta sono degli amici, sono i discepoli di Giovanni che stimano il maestro. E proprio perché lo stimano sono sorpresi, stupiti che non osservi la regola del digiuno, come deve fare un buon israelita, un pio israelita. E Gesù è un pio israelita e ha lodato la legge fortemente in altre occasioni. Perché Gesù e il suo gruppo non osservano il digiuno?
La risposta di Gesù è spiazzante ma molto bella: non si può digiunare quanto c’è il Signore. Quando c’è il Signore bisogna fare festa. E questo gruppo sta vivendo un’esperienza straordinaria, sta vivendo la compagnia del Signore in carne ed ossa, un Signore che parla con loro, un Signore che mangia con loro, un Signore anche che ride con loro, un Signore che cammina con loro… Come possono fare digiuno, penitenza? Questo è il momento della festa! D’altronde anche noi, alla domenica, siamo invitati dalla Chiesa a fare festa, a non fare digiuno. Alla domenica, che è il giorno del Signore, o nelle altre feste, bisogna appunto fare festa.
In questa maniera, Gesù ci insegna anche che cos’è il vero digiuno, liberandolo da quell’aspetto soprattutto, eminentemente ascetico per cui spesso noi lo facciamo. Invece, esso ha un senso più profondo. Il digiuno deve insegnarci a passare dalla fame di pane alla fame di Dio, perché questo è il vero digiuno: la vera sofferenza dell’uomo è l’assenza di Dio, o perché Dio è assente per colpa nostra, oppure perché si assenta lui, oppure ancora perché nella nostra condizione terrena la presenza di Dio è sempre nel mistero, non è ancora una presenza gloriosa, una presenza stabile e sicura. E’ una presenza nella fede. E allora, tante volte, c’è questa sofferenza, perché Dio non lo percepiamo vicino a noi.
Ecco allora il passaggio dalla sofferenza perché ci manca il pane, alla sofferenza perché ci manca Dio: è proprio un liberarci dalla sofferenza, dalla fatica, dalla mancanza delle cose terrene (perché il digiuno non è solo dal pane, il digiuno è anche dalle cose della vita), è passare, liberarci da questa sofferenza perché ci mancano le cose della terra, a soffrire perché ci manca il Signore, a sentire il bisogno di Dio, sempre di più. Questo è cammino dei santi, i quali non soffrivano più per il digiuno dalle cose terrene, ma soffrivano solo perché mancava il Signore. Che bella catechesi in questo primo giorno di quaresima quando intraprendiamo il cammino del digiuno!
Preghiamo.
Accompagna con la tua benevolenza,
Padre misericordioso,
i primi passi del nostro cammino penitenziale,
perché all’osservanza esteriore
corrisponda un profondo rinnovamento dello spirito.
Per Cristo, nostro Signore. Amen.
Carissimi amici, vi saluto tutti augurandovi una buona giornata e un autentico cammino quaresimale.
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