di padre Piergiorgio Ladone
– Comunità di Arenzano (GE) –
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Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 25 febbraio 2023.
Tempo di Quaresima. Sabato dopo le Ceneri.
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 5, 27-32).
In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.
Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».
L’invito di Gesù a Matteo a seguirlo con la sua pronta risposta non è solo il racconto di una chiamata ad entrare a far parte dello stretto numero dei dodici Apostoli. È anche l’esempio più eloquente della chiamata alla pienezza della vita, alla salvezza, che ciascuno di noi ha ricevuto con il Battesimo, e delle chiamate che Gesù continua a rinnovarci ogni giorno attraverso i sacramenti e gli accadimenti della vita, per riproporci ogni volta l’esperienza di questa salvezza.
È questa l’interpretazione migliore che possiamo dare al nostro cammino quaresimale di conversione: sentirci bisognosi di essere accolti, perdonati, guariti, liberati, perché Gesù chiama a sé solo chi si sente in queste condizioni, proprio come Matteo. Sono condizioni, quindi, che, anziché essere un ostacolo all’incontro con Dio, come spesso erroneamente si pensa, sono invece il luogo privilegiato, ossia il passaggio preferenziale per entrare nel suo cuore, per lasciarci trasformare da lui, come in altri termini dice San Paolo: “Lasciatevi riconciliare con Dio”.
È Gesù che ci riconcilia con il Padre. Gesù infatti non aspetta che siamo perfetti per invitarci a seguirlo. Anzi, è l’esatto contrario. Ci chiama proprio perché sa benissimo che siamo poveri e fragili peccatori, e che senza di lui resteremmo sempre tali, cioè incapaci da soli di trovare la vera serenità , la vera pace, la salvezza. Gesù dimostra questo suo prendersi cura dell’uomo bisognoso andando a pranzare proprio con i peccatori, scandalizzando tutti i perbenisti, i falsi giusti. Tra l’altro, sceglie la forma emblematicamente più significativa per entrare in familiarità e in comunione con l’altro: il banchetto, luogo in cui, oltre a soddisfare il nostro appetito fisico, si soddisfa pure la fame profonda di relazioni che ci portiamo dentro, ma che senza Dio rimane sempre un po’ indigesta.
A questo punto, allora, dimostreremo di essere davvero in cammino di conversione verso la salvezza, quando inizieremo a guardare ogni nostro fratello con lo stesso sguardo di misericordia con cui siamo stati guardati noi da Gesù.
In conclusione, la cosa peggiore che ci può capitare è di crederci giusti proprio come i farisei e gli scribi del Vangelo di oggi, cioè di essere contenti di noi stessi, di non avere nulla da rimproverarci. In quel caso sarebbe la fine, perché significherebbe rifiutare l’invito di Gesù a seguirlo, rifiutare la sua salvezza. Al contrario, possiamo accogliere e ricevere la salvezza che lui vuole donare a tutti noi, se ci riconosciamo peccatori.
Preghiamo.
Guarda con paterna bontà, Dio onnipotente,
la debolezza dei tuoi figli,
e a nostra protezione e difesa
stendi il tuo braccio invincibile.
Per Cristo, nostro Signore. Amen.
Una buona e santa giornata a tutti con la benedizione di Gesù Bambino,
dal suo Santuario in Arenzano.
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