di padre Stefano Molon
– Comunità di Baoro (Rep. Centrafricana) –
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Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 6 aprile 2023.
Giovedì Santo – Cena del Signore.
Dal Vangelo secondo Giovanni (13, 1-15)
Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.
Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto.
Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri».
Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».
San Giovanni inizia questo racconto, sul come Gesù lavò i piedi ai suoi discepoli, con un linguaggio particolarmente solenne: «Prima della festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine». È arrivata l’«ora» di Gesù, verso la quale il suo operare era diretto fin dall’inizio. Gesù sta per essere arrestato, condannato e poi crocifisso. Però, prima che ciò accada, il Salvatore compie un gesto di umiltà: depone le vesti della sua gloria, si cinge col «panno» dell’umanità e si fa schiavo; lava i piedi sporchi dei discepoli, come uno schiavo farebbe al suo padrone.
In questo passaggio evangelico è da notare anche che, in un primo momento, Pietro non aveva voluto lasciarsi lavare i piedi dal Signore: questo capovolgimento dell’ordine – cioè che il maestro Gesù lavasse i piedi, che il padrone assumesse il servizio dello schiavo – contrastava totalmente con il suo timore riverenziale verso Gesù, con il suo concetto del rapporto tra maestro e discepolo. «Tu non mi laverai i piedi in eterno», dice a Gesù. Il suo concetto di Messia comportava un’immagine di maestà, di grandezza divina. Però, colui a cui Cristo aveva dato le chiavi del suo Regno, doveva apprendere sempre che la grandezza di Dio è diversa dalla nostra idea di grandezza, che essa consiste proprio nel discendere, nell’umiltà del servizio, nella radicalità dell’amore fino alla totale auto-spoliazione.
E anche noi dobbiamo apprenderlo sempre di nuovo, perché sistematicamente desideriamo un Dio del successo e non della Passione, perché non siamo in grado di accorgerci che il Pastore viene come Agnello che si dona e così ci conduce al pascolo giusto.
Però, quando il Signore dice a Pietro che senza la lavanda dei piedi egli non avrebbe potuto aver alcuna parte con lui, Pietro subito chiede – con impeto – che gli siano lavati anche il capo e le mani. Tutti abbiamo bisogno della «lavanda dei piedi»! Per imparare ad amare veramente, gratuitamente, dobbiamo prima lasciarci amare come Gesù ha saputo fare con i suoi apostoli. E’ questa la grazia che vogliamo chiedere in questo santo giovedì.
Preghiamo.
O Dio, che ci hai riuniti per celebrare la santa Cena
nella quale il tuo unico Figlio, prima di consegnarsi alla morte,
affidò alla Chiesa il nuovo ed eterno sacrificio,
convito nuziale del suo amore,
fa’ che dalla partecipazione a così grande mistero
attingiamo pienezza di carità e di vita.
Per Cristo, nostro Signore. Amen.
A tutti voi auguro un Giovedì Santo
nell’intimità e nella comunione col nostro Salvatore Gesù.
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