Festa di San Mattia, apostolo.
di padre Marco Cabula.
Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 14 maggio 2022.
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15, 9-17).
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
Non è un Vangelo facile quello di oggi: anzi è proprio un vangelo “rischioso”, del resto quando c’è di mezzo la parola “amore” riaffiora sempre il rischio di essere banali; di fare un bel “copia e incolla” di frasi impeccabili -dal punto di vista estetico- ma evanescenti, disincarnate… La realtà, al contrario, è sempre più complessa di ciò che intuiamo, e ribadisce un contrasto: da una parte l’amore -che è davvero una cosa semplice se solo imparassimo a custodirlo fra le mani sacre di Dio!- e, dall’altra, il groviglio delle nostre aspettative, delle nostre rivendicazioni che però lo complicano, lo deturpano… Forse è per questo che i Padri della Chiesa con prudente sapienza raccomandavano che la parola “amore” venisse usata in maniera sobria e ben ponderata, per non scivolare nella banalità, per non svilirla del suo primo riflesso, quello divino…
A noi persone del terzo millennio questo sembra praticamente assurdo! La parola “amore” oggi non solo è la più gettonata, ma anche la più ricercata. Quante canzoni ascoltiamo che parlano di amore, quanti film, poesie, romanzi d’amore passano sotto i nostri occhi… Purché si ami va tutto bene! “Ama e fa quel che vuoi”…no? Lo dice anche Sant’Agostino… e allora? Addirittura oggi si uccide per amore; quanti alla fine confessano “l’ho uccisa perché l’amavo!”. Insomma, si è inceppato qualcosa; in questo ingranaggio ovattato ci siamo persi che l’amore non è solamente un sentimento, è molto di più! L’amore è esperienza, è vita capace di credere con forza, fedeltà che sa stringere i denti al fine di custodire un bene più grande. L’amore è rispetto, cammino di Verità con le sue attese, i suoi comandamenti sacrosanti custoditi dentro nel suo cuore… e il primo è questo: dare vita, amarsi reciprocamente, così il vero Bene dell’altro diventa anche il mio bene più grande e quindi la mia gioia…
“Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi”: Gesù parla ai suoi discepoli con lo stesso linguaggio che userebbe un padre o una madre con i suoi figli. dicendo “ricordatevi che potrete anche conquistare il mondo, ma se smettete di amarvi con quell’amore che avete fino ad ora respirato, voi perdete tutto”: non esiste al mondo uomo più povero che un potente che resta senza amore!
“Rimanete nel mio Amore”. Rimanere è un verbo (più che un modo!) infinito e richiama tutto un lavoro di fino, in cui occorre continuamente ritornare, ripassare dal nostro cuore a quello di Cristo, dal nostro stile al Suo. Quanti, nella nostra vita, ci hanno nascosto o frantumato questo sacro comando: “rimanete”. La vita può portare con sé anche innumerevoli difficoltà, dolori talvolta impossibili persino da raccontare, ma chi hai amato, alla fine resta, perché te lo porti dentro! Esattamente come chi ama, nella vita rimane, con tutto ciò che comporta. T’insegna piuttosto che solo l’Amore crea, che la gioia autentica non si conquista a suon di risate a crepapelle, ma sboccia da una relazione fedele, matura, delicata… Il più delle volte, gioia è sinonimo di pazienza, di fatica, di attesa nostalgica, e fiorisce laddove chi vive sceglie sapendo di essere scelto. Già, essere stati scelti è gioia: ce l’insegna il Vangelo e l’apostolo che oggi festeggiamo.
E ci fa ripartire, ci fa “andare e portar frutto”, un frutto che non abbiamo seminato noi; noi semmai l’abbiamo accolto, custodito, ma chi l’ha seminato è il Padre. E di amore in amore, esso arriva, attecchisce, fiorisce, insegnando quel Dio che ne è la sorgente… Grazie, Signore, che di fronte a quegli insulti e sopra quella croce Tu sei rimasto. L’hai fatto per noi, ora tocca a noi rimanere per Te, aiutaci ad amarci, amandoTi.
Preghiamo.
O Dio, che hai voluto aggregare san Mattia al collegio degli apostoli,
per sua intercessione concedi a noi,
che ci allietiamo per il dono del tuo amore,
di essere annoverati tra gli eletti.
Per Cristo, nostro Signore. Amen.
Una santa e felice giornata a tutti voi!
padre Marco Cabula
Comunità di Varazze (SV)

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2° incontro Amici del Caffè (27/29 maggio)
al Monastero Santa Croce di Bocca di Magra (SP)

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