XXIV settimana del tempo ordinario
di padre Paolo Galbiati.
Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 12 settembre 2022.
Dal Vangelo secondo Luca (7, 1-10).
In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao. Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga». Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.
Anche Gesù ogni tanto ha incontrato delle persone che lo hanno lasciato a bocca aperta. Nel vangelo di oggi, Gesù incrocia la fede di un centurione romano, che pare avere una fiducia tale nei suoi confronti, da dire praticamente: “Signore, fai ciò che pensi essere il meglio, e fallo senza nemmeno che ce ne accorgiamo”. Infatti Gesù, allertato della presenza di un malato a casa di questo centurione, si stava già recando lì per guarirlo, ma quando non era ormai molto distante dalla casa, il centurione mandò alcuni amici a dirgli: “Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito”. Ecco una fede che non cerca segni, conferme, rassicurazioni. Ecco una fede che si fida, al punto di dire a Gesù: “Non sono nemmeno degno che tu venga, basta che tu lo dica, che tu lo voglia, e sono certo che tutto cambierà”. Gesù, per quest’uomo, riserva uno dei complimenti più belli del Vangelo: “Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!”.
La pericolosità del contrario sta in un fatto molto semplice: una fede che cerca costantemente dei segni è destinata a durare tanto quanto il segno. Infatti, appena il segno verrà meno, finirà anche la fede. Ma la fede non è la somma di segni straordinari, è invece fiducia in Qualcuno che non di rado non dà nessun segno e chiede solo di continuare a fidarci di Lui. Anche Gesù è passato attraverso l’assenza di segni e di rassicurazioni. Sulla croce Gesù si è sentito abbandonato, solo, eppure ha continuato a fidarsi. Credere è aver fede proprio in assenza di segni.
Preghiamo.
Dio nostro Padre, ti ringraziamo per i testimoni della fede
che ci fai incontrare lungo il cammino della nostra vita
affinché possiamo credere in te,
senza condizionamenti, senza conferme e senza miracoli.
Nutri la nostra fiducia e il nostro abbandono in te.
Ti preghiamo anche per chi non crede,
per chi fatica a credere, per chi cerca solo segni:
possiamo essere tuoi strumenti per loro.
Con le parole di S. Teresa Benedetta della Croce ti chiediamo ancora
“una fede viva, accompagnata dalla dedizione amorosa, che è per noi la porta di accesso alla vita e l’inizio della futura gloria.
Per Cristo, nostro Signore. Amen.
Una buona e santa giornata a tutti voi!
padre Marco Pesce
Comunità di Bouar – S. Elia (Rep. Centrafricana)

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