XXV settimana del Tempo Ordinario.
di padre Andrea Frizzarin.
Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 18 settembre 2022.
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 16, 1-13).
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”. L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”. Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”. Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
E’ un vangelo a dir poco sorprendente, come del resto ogni sua pagina. Oggi non possiamo non chiederci perché Gesù porta come modello per la sua parabola un amministratore disonesto. Dobbiamo rifletterci, perché se lui lo prende come modello, ci sarà un perché per la nostra vita, anche se all’apparenza sembra stridere col nostro pensiero di bene e di giustizia.
Se vogliamo riassumerlo in un titolo, potrebbe essere: la misericordia attraverso i beni materiali. Ed è proprio una faccenda attuale. Quanto si sente parlare di inflazione, economia, scostamento di bilancio, spread… Gesù non rimane sulle nuvole, ma cerca di inserirsi anche lui nel nostro mondo. E lo fa con questa parabola, che ci ricorda che il padrone di tutte le cose, in fin dei conti, è Dio. Noi siamo solo semplici amministratori. Lui è un padrone per niente geloso di quello che possiede. Anzi, a buon dire, è un padrone che dona, e dona tutto, addirittura il suo Figlio.
A volte, come amministratori, ci accorgiamo che sperperiamo, cioè i doni ricevuti non li utilizziamo, o li utilizziamo male, o vorremmo anche quelli degli altri. Pensiamo a tutte le guerre, o più semplicemente ai conflitti familiari legati all’eredità: essi avvengono perché si cercano i beni dell’altro, per impossessarsene. Ma verrà un giorno in cui ci verrà chiesto il conto. Possiamo essere anche la persona più ricca della terra, o la regina di Inghilterra, ma nell’aldilà non potremo portare nulla.
Ma se il Signore ce ne darà la grazia, allora proveremo a vivere diversamente. Ed è qui che l’apparente disonestà entra in gioco. Capiremo che Dio è un Dio che dona, che i beni e tutti i doni di Dio sono utili e frutteranno solo se sono donati, perché Dio è un Dio di misericordia e di dono. E allora questo amministratore fa come il suo padrone: inizia a donare i beni che non sono suoi, ma del padrone stesso. Avviene come un cambiamento speculare: prima se ne appropriava, ora comincia a donare; i beni non saranno più causa di conflitto, ma di comunione. E vivendo la misericordia di Dio, si condonerà al fratello prima un cinquanta per cento, poi un venti per cento, perché – lo sperimentiamo anche noi – è difficilissimo perdonare subito al cento per cento. La misericordia è un cammino, ma almeno cominciamo! Più che disonesto, l’amministratore ha fatto come Dio, ha imparato a donare: ecco il segreto della vera felicità.
Preghiamo.
O Padre, difensore dei poveri e dei deboli,
che ci chiami ad amarti e servirti con lealtà,
abbi pietà della nostra condizione umana,
salvaci dalla cupidigia delle ricchezze
e aiutaci a ricercare l’inestimabile tesoro della tua amicizia.
Per Cristo, nostro Signore. Amen.
Buona domenica a tutti.
padre Andrea Frizzarin
Comunità di Arenzano (GE)

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