XXVII domenica del Tempo Ordinario.
di padre Paolo Galbiati.
Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 2 ottobre 2022.
Dal Vangelo secondo Luca (17, 5-10).
In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe. Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
Nel Vangelo di questa domenica, gli apostoli rivolgono a Gesù una supplica: «Accresci in noi la fede!». Hanno appena ascoltato Gesù proclamare la necessità della fede per accettare il suo messaggio. Il Maestro, infatti, aveva ripetutamente parlato di ciò che la sequela esige. Sono le richieste radicali di Gesù a far nascere nei discepoli la domanda sull’accrescimento della fede. Proprio in vista della sequela e delle esigenze radicali che questa richiede, i discepoli scoprono la pochezza della propria fede, la propria incapacità a capire la validità delle richieste del Maestro, e soprattutto la propria incapacità a tradurle in vita concreta. Per seguire Gesù fino a Gerusalemme, occorre passare attraverso la croce, occorre credere all’Amore, occorre avere il coraggio di scelte radicali, proprio quelle che Gesù aveva insegnato e proposto.
L’immagine di un albero che, in obbedienza alla parola pronunziata dal credente, si sradichi e si trapianti «nel mare», è piuttosto curiosa. Si tratta chiaramente di un paragone vivacissimo, di una frase paradossale, frequente nella letteratura rabbinica, usata per indicare la forza della fede genuina. Secondo Gesù non è la quantità di fede che opera prodigi. Non c’è bisogno di una grande fede, sembra dire Gesù. Basta una fede piccola, ma che sia fede, ossia fiducia, affidamento, confidenza in Dio più che in qualsiasi altra cosa. La fede cambia i cuori, sposta le montagne, sradica i gelsi. Avere fede non è semplicemente credere nella Divinità, ma vuol dire assumere responsabilmente la sequela di Gesù, incarnare lo stile di vita che gli è proprio. Solo mediante una fede forte e autentica è possibile adeguarsi al Vangelo, le cui esigenze sono spesso contrarie ai comportamenti abituali degli uomini.
S. Teresa di Lisieux scriveva: “Gesù mi ha fatto capire che concede miracoli a coloro la cui fede uguaglia un granello di senape, e fa mutar di posto le montagne per rendere salda questa fede così piccola; ma per i suoi intimi, per sua Madre, non fa miracoli prima di avere messo a prova la loro fede”. In questa domenica, chiediamo il dono della fede, invochiamo l’aumento della fede.
Preghiamo.
O Padre, che ci ascolti se abbiamo fede quanto un granello di senapa,
donaci l’umiltà del cuore,
perché, cooperando con tutte le nostre forze alla crescita del tuo regno,
ci riconosciamo servi inutili, che tu hai chiamato
a rivelare le meraviglie del tuo amore.
Per Cristo, nostro Signore. Amen.
Una buona e santa giornata a tutti voi.
padre Paolo Galbiati
Comunità di Arenzano (GE)

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