XXVIII settimana del Tempo Ordinario.
Beato Carlo Acutis.
di padre Marco Pesce.
Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 12 ottobre 2022.
Dal Vangelo secondo Luca (11, 42-46).
In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo». Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!».
Quante volte abbiamo sentito dire o abbiamo detto noi stessi: “Guai a te se fai questo! Guai a voi se andate là!”… È un’espressione molto comune per minacciare. Peccato, perché si tratta di una parola (“guai”) che nel Nuovo Testamento trova un certo spazio, sulla bocca di Gesù (è il caso del Vangelo di oggi) e nel libro dell’Apocalisse; la parola italiana ha un corrispettivo sia nel testo originale greco, sia in latino. Ma, correttamente, Gesù non la usa per minacciare, bensì per esprimere disappunto per gli atteggiamenti cui si trova di fronte. Gesù ama sempre, ama tutti, ama per primo. Allora dobbiamo ascoltare queste sue parole sapendo che lui, in quel momento, amava quei farisei e quei dottori della Legge. Di questo non possiamo dubitare. Gesù ama, di conseguenza non tace quando vede cose che non vanno bene; non ha paura, come spesso capita a noi, della reazione dell’altro, che si arrabbi e non ci parli più… Gesù ama, e infatti gli preme rimettere al centro della vita interiore di quei farisei “la giustizia e l’amore di Dio”: questa è la sostanza che dà senso e sapore ai particolari della Legge (come pagare le decime). Se ogni giorno rimettiamo al centro del nostro cuore l’amore per Dio e la sua volontà, allora gli atti di volontà, che facciamo per adempiere certe pratiche e obblighi, diventano atti d’amore, anche se ci costano, a noi poveri peccatori che passiamo la vita a convertirci al modo di pensare di Gesù.
Da questo passaggio del Vangelo, si deduce facilmente che Gesù mette in evidenza anche l’incoerenza. L’incoerenza tra i valori proclamati e gli atti è sempre mal sopportata, tanto più in quelle persone che sono in vista e hanno un ruolo sociale, anche d’autorità. A maggior ragione, l’incoerenza è una sofferenza nella Chiesa, tra noi cristiani; ci attira feroci critiche dall’esterno, e così diventa un autentico scandalo, cioè un ostacolo all’irradiazione del Vangelo. Che fare? Degli atti di umiltà: chiediamo al Signore di illuminarci sui nostri peccati, e di accettare che questo accada per bocca delle persone, e invece di “fare gli offesi”, accogliamo le critiche e riflettiamo, preghiamoci sopra per correggerci. Gesù, mite e umile di cuore, renda il nostro cuore simile al suo.
Preghiamo.
Ci preceda e ci accompagni sempre la tua grazia, o Signore,
perché, sorretti dal tuo paterno aiuto,
non ci stanchiamo mai di operare il bene.
Per Cristo, nostro Signore. Amen.
Una buona e santa giornata a tutti voi!
padre Marco Pesce
Comunità di Bouar – S. Elia (Rep. Centrafricana)

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