XXX settimana del Tempo Ordinario.
di padre Paolo Galbiati.
Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 27 ottobre 2022.
Dal Vangelo secondo Luca (13, 31-35).
In quel momento si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere». Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: “Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme”. Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”».
Il brano evangelico di oggi ci mostra un Gesù deciso e fermo. Ritroviamo ancora una volta i farisei che in modo un po’ ingannatore gli riferiscono che Erode vuole ucciderlo. Il termine “farisei”, che oggi è sinonimo di “ipocriti”, ai tempi di Gesù non aveva una connotazione negativa, ma designava un gruppo di ebrei fedeli alle tradizioni dei Padri. Essi però persero di vista l’essenziale, quello che si potrebbe chiamare lo spirito della legge: la legge, infatti, da sola non salva. E Gesù, richiamando questo, dava indubbiamente fastidio. Magari erano i farisei stessi a volere che Gesù andasse via, e usavano Erode per ottenere il loro scopo.
Ma Gesù parla a viso aperto e, senza remore, risponde: «Andate a dire a quella volpe». E’ la schiettezza di Cristo che, in un altro episodio del Vangelo, viene stigmatizzata e riconosciuta anche dagli scribi con la frase «Sappiamo che parli e insegni con rettitudine e non guardi in faccia a nessuno» (Lc 20,21). Così descrivevano la libertà di parola di Gesù. Gesù aveva quella virtù che il Nuovo Testamento chiama “parresia”, la franchezza, il parlare chiaramente, “pane al pane” e “vino al vino”. Davanti a questa sua virtù, dovremmo misurare anche la nostra capacità di essere schietti e leali nei rapporti con gli altri.
Nella seconda parte del brano evangelico di oggi, Gesù accenna a un terzo giorno in cui si compie la sua opera. E’ inevitabile per noi pensare a una profezia sulla sua passione, morte e risurrezione. Gesù non era nuovo a questi annunci della passione. A volte fa riferimento ai profeti di Dio, uccisi perché non accolti: nemmeno Gesù venne accolto come profeta e come Figlio di Dio, pur essendo egli veritiero. In realtà, a ben guardare, proprio per questo coraggio della verità che Gesù aveva, venne ucciso.
Il Vangelo di oggi ci aiuti ad essere fermi e decisi nel compiere la volontà di Dio, anche in mezzo a tentazioni, prove, lusinghe, adulazioni… Andiamo avanti con lo sguardo fisso sulla mèta, che è Gesù! Con S. Teresa di Gesù diciamo: “Juntos andemos, Senor: Camminiamo insieme, Signore”. E prosegue sempre s. Teresa: “È troppo bella la compagnia di Gesù, perché ce ne possiamo separare”.
Preghiamo.
Padre buono e onnipotente,
ti ringraziamo per l’esempio del tuo Figlio Gesù
che ci testimonia di compiere la tua opera
e di camminare fino a Gerusalemme per donare la sua vita per noi:
aiutaci a non separarci mai dalla sua compagnia e di camminare con Lui.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.
Una buona e santa giornata a tutti!
padre Paolo Galbiati
Comunità di Arenzano (GE)

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