di padre Michele Goegan
– Comunità di Genova –
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Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 4 novembre 2022.
XXXI settimana del Tempo Ordinario.
Memoria di San Carlo Borromeo, vescovo.
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 16, 1-8).
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare”.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua”.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”. Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».
Il Vangelo di oggi ci lascia un po’ spiazzati, per il paragone con cui siamo chiamati a confrontarci – un amministratore disonesto che riceve pure le lodi dal padrone – e per una provocazione finale che ci chiama meno scaltri di chi fa il male… bell’incoraggiamento per iniziare la giornata! Ma Gesù lo dice per spronarci al meglio, quindi ne ricaviamo tre spunti.
1°) Facciamoci furbi. Il cristiano non è un tonto, anzi ha una marcia in più che è l’amore di Dio che è stato riversato nei nostri cuori, e sa guardare nel profondo delle situazioni. Pensiamo alla genialità di tanti santi e sante che hanno affrontato la vita con poco e niente e hanno fatto grandi cose per il Regno di Dio: sapevano guardare oltre la necessità per porre rimedio ai mali del loro tempo. Dobbiamo essere “semplici come colombe, ma astuti come serpenti”, per portare sempre Dio nella vita ma con furbizia evitando il male, passando alla larga dalle tentazioni per non cacciarci nei guai da soli. L’elogio di oggi non è rivolto all’azione disonesta, ma al fatto di sapere reagire e trovare una soluzione che allarga un po’ di più gli orizzonti e il cuore di questo amministratore.
2°) Facciamoci ricchi. Non ricchi di beni materiali, ma di ciò che conta e non va perduto con la morte: le virtù, le buone azioni per la gloria di Dio non devono avere limiti nella nostra vita, ma più ce n’è, meglio è. Noi possiamo ben poco, “non sappiamo lavorare e ci vergogniamo a chiedere l’elemosina”, ma il tesoro ci verrà da chi ha ricevuto del bene e da Chi è il bene stesso, allora non possiamo temere nulla. La logica della nostra ricchezza è nel donare, piuttosto che accaparrare i beni.
3°) Facciamoci amici. Tutti ne abbiamo bisogno. L’amicizia, come l’amore, è un dono grandissimo da coltivare, per stimolarci nel bene e sostenerci nelle difficoltà. Tutti hanno avuto un amico o un’amica su cui contare, anche Gesù nella casa di Betania. Un amico vero è salvezza dalla solitudine e dall’egoismo. L’amicizia dura anche dopo la morte: pensiamo a Gesù che è rimasto con noi nel Ss.mo Sacramento, questo è quello di cui abbiamo assolutamente bisogno, una relazione eterna!
Vogliamo applicare questi modi di fare anche al santo di oggi, San Carlo, ma soprattutto, almeno oggi, anche noi facciamoci furbi, ricchi e amici secondo il cuore di Gesù.
Preghiamo.
Custodisci nel tuo popolo, o Signore,
lo spirito di cui hai ricolmato il vescovo san Carlo,
perché la Chiesa si rinnovi incessantemente
e, conformandosi all’immagine del tuo Figlio,
manifesti al mondo il volto di Cristo Signore.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.
Una buona e santa giornata a tutti voi!
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