di fra Francesco Palmieri
– Comunità di Genova –
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Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 6 novembre 2022.
XXXII settimana del Tempo Ordinario.
San Nonio Alvares Pereira, carmelitano.
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 20, 27-38).
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
Dopo aver celebrato la gloria dei Santi in Paradiso il primo novembre e – il giorno successivo – la speranza della risurrezione per tutti i fedeli defunti, quest’oggi nel Vangelo ci viene chiesto di meditare di nuovo in merito alla vita futura.
È molto triste l’esempio riportato dai sadducei per discutere con Gesù: triste per il fatto che chi ostinatamente non crede nella risurrezione, dimostra di avere una bassa considerazione della vita e di tutto ciò che la caratterizza in profondità, come ad esempio il matrimonio. Il loro racconto parla di un fatto a cui occorre applicare un precetto mosaico; non c’è sentimento di compassione, non c’è empatia o interesse per la persona: è semplicemente uno che è morto. La donna poi è vista soltanto come strumento di continuazione della discendenza, che – secondo il cinismo dei narratori – è in fin dei conti risultato inefficace.
La voce di Gesù è una boccata di aria fresca, con la sua parola chiama l’uomo a divenire figlio di Dio e apre dinanzi al suo sguardo un orizzonte di eternità. Di fronte a tale promessa amorosa, la vita su questa terra cambia: le nostre azioni, anche quelle più piccole e più nascoste, si imbevono di carità, mentre attendiamo di essere accolti nell’abbraccio trinitario. Questo ardore che crepita nel nostro cuore è dono dello Spirito Santo ed è già anticipo su questa terra di quella dolcezza infinita. È così che Gesù ci ama: dando sé stesso sulla croce, annullando il potere della morte con la sua risurrezione, mandando a noi lo Spirito, e continuando ad offrirsi a noi nell’Eucaristia.
Alla luce di come Cristo ci ama e ama la Chiesa, gli sposi sono chiamati ad amarsi: donandosi reciprocamente, accompagnandosi, sorreggendosi e avendo come meta l’uno per l’altro Gesù Cristo. La gloria del Paradiso non cancellerà questo legame, perché il Cielo è per un di più e non per un di meno: entrerà anch’esso a far parte di quel Fuoco d’Amore a cui tutti siamo chiamati e all’interno del quale nessuno si annulla. Di questa vocazione universale al Regno di Dio sono annunciatori profetici – per grazia del Signore – coloro che con lo sguardo fisso al cielo non prendono né moglie né marito.
Preghiamo.
O Dio dei viventi,
che fai risorgere coloro che si addormentano in te,
concedi che la parola della nuova alleanza,
seminata nei nostri cuori,
germogli e porti frutti di opere buone per la vita eterna.
Per Cristo, nostro Signore. Amen.
Una buona e santa giornata a tutti!
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