Caffè di venerdì 18 novembre 2022

di padre Marco Pesce
– Comunità di Bouar – S. Elia (Rep. Centrafricana) –

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Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 18 novembre 2022.

XXXIII settimana del Tempo Ordinario.

Dal Vangelo secondo Luca (19, 45-48).

In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.

Nel percorso del Vangelo secondo Luca, siamo ormai nell’ultima parte: Gesù è arrivato a Gerusalemme e saranno per lui gli ultimi giorni di vita terrena; è stato accolto trionfalmente e finirà tragicamente. Oggi ascoltiamo poche righe di Vangelo, ma… quanta tensione! Gesù alza le mani e la voce, in atteggiamento degno dei profeti dell’Antico Testamento; le autorità del popolo ormai hanno deciso cosa fare di lui; ma, dall’altra parte, la gente ascolta Gesù con la massima attenzione, si direbbe che Gesù è al colmo del gradimento popolare. Abbiamo ascoltato questo stesso avvenimento qualche giorno fa, il 9, nella festa della Dedicazione della Basilica del Laterano; era l’episodio secondo la versione di Giovanni. Per coincidenza, lo stesso episodio quest’anno capita nel giorno della memoria (facoltativa) della dedicazione delle basiliche dei Santi Pietro e Paolo a Roma. In pochi giorni il Signore ci manda un richiamo doppio su questo tema: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Qui in Repubblica Centrafricana, in lingua sango, “chiesa” in quanto edificio si dice “da ti Nzapa”, letteralmente “casa di Dio”. Interessante: mette più l’accento sull’incontro con Dio, invece la nostra parola “chiesa” viene da una parola greca che significa “adunanza, convocazione”, quindi con l’accento su noi uomini che ci raduniamo per celebrare il culto. Sono due facce della stessa medaglia.

Oggi potremmo fare due cose: la prima, recarci in chiesa ripetendo il versetto “La mia casa sarà casa di preghiera”, per rinnovare la consapevolezza dell’importanza dei nostri edifici di culto, e magari per migliorare il nostro starci dentro. La seconda cosa: cercare dentro di noi la parola di Gesù che più ci entusiasma, che più ci attira, quella parola che ci ha fatto pendere dalle labbra di Gesù una volta, e che per questo è bene e utile richiamare alla memoria. Infatti, come Santa Teresa di Gesù consiglia a chi prega, dà più profitto alla nostra preghiera ciò che più ci infiamma d’amore per Dio.

Preghiamo.
Il tuo aiuto, Signore Dio nostro,
ci renda sempre lieti nel tuo servizio,
perché solo nella dedizione a te, fonte di ogni bene,
possiamo avere felicità piena e duratura.
Per Cristo, nostro Signore. Amen.

Una buona e santa giornata a tutti voi!

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