Caffè di sabato 3 dicembre 2022

di padre Davide Sollami
– Comunità di Arenzano (GE) –

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Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 3 dicembre 2022.

I settimana del Tempo di Avvento.
Memoria di San Francesco Saverio, sacerdote.

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 9,35-38; 10,1-6).

In quel tempo, Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!». Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità. E li inviò ordinando loro: «Rivolgetevi alle pecore perdute della casa d’Israele. Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».

Gesù, percorrendo le strade di tutte le città e villaggi, incontra folle di persone stanche, anzi sfinite, come pecore senza pastore. Dio prende sul serio le stanchezze delle folle. Non pensiamo che a Dio interessino solo i nostri risultati, le nostre prestazioni, anche quelle “religiose”. Gesù non dice di non stancarci, ma alla nostra stanchezza propone uno scopo, un senso. Non avere una guida sembra il vero problema. Ci vorrebbe una guida di fiducia. A chi interessa la nostra stanchezza? Quando siamo stanchi a chi possiamo dirlo?

“La messe è molta” non significa soltanto che c’è molto da fare nelle nostre parrocchie, nelle nostre comunità, nelle nostre missioni… ma a Dio non sfuggono i bisogni delle persone. Ecco che allora le vocazioni non nascono da qualcosa di astratto, ma dalla compassione di Gesù. E ogni vocazione è la necessaria risposta ai bisogni dell’uomo. Non è fine a se stessa, non mira a fare sentire realizzato il pastore, ma alla cura delle pecore a lui affidate.

Oggi come allora, ci sono persone disposte a lasciarsi aiutare e altre no. L’individualismo fa crescere dei singoli che non chiedono mai aiuto. Gesù ci vuole guariti dal male. Per questo ha chiamato e inviato appositamente degli uomini che hanno imparato da lui questo insegnamento, i discepoli. “Discepolo” significa proprio “colui che impara”. Da Gesù impariamo a prenderci cura l’uno dell’altro e a farlo gratuitamente. “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10,6). La gratuità non corrisponde al “gratis”, non è un prezzo pari a zero. Anzi, è proprio il suo opposto, cioè un prezzo infinito, a cui si può rispondere solo con un altro atto di gratuità. La gratuità vera supera dunque le logiche del mercato e dell’individualismo e apre alla condivisione, alla fraternità.

Lungo tutto il Vangelo, Gesù ci invita a donare, e lui stesso ha dato per primo: la salute agli ammalati, il perdono ai peccatori, la vita a tutti noi. Alla tentazione di centrarsi sui propri bisogni oppone l’attenzione all’altro; all’istinto egoista di accaparrare oppone la generosità; alla cultura del possesso oppone quella del dare, perché “c’è più gioia nel dare che nel ricevere”(At 20,35).

Questo vangelo di Gesù e anche l’esempio del santo che oggi ricordiamo, San Francesco Saverio, grande missionario che ha speso e donato la sua vita per gli altri, ci facciano riscoprire la bellezza della chiamata di Gesù che, ad ogni persona stanca e affaticata, manda i suoi discepoli.

Preghiamo.
O Padre, il tuo figlio ha avuto compassione
delle folle abbandonate dai loro pastori.
Suscita oggi operai per la tua messe,
perché in ogni luogo sia proclamato il Vangelo.
Per Cristo, nostro Signore. Amen.

A tutti una buona e serena giornata!

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