di padre Roberto Fornara
– Comunità di Arenzano (GE) –
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Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 7 dicembre 2022.
II settimana del Tempo di Avvento.
Memoria di Sant’Ambrogio, vescovo e dottore della Chiesa.
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 11, 28-30).
In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Certe richieste di Gesù ai discepoli sembrano illogiche, a volte perfino contraddittorie, come quella di prendere su di sé un peso dicendo che è leggero e motivo di riposo. In realtà, tutto quello che Gesù chiede è il nostro bene, la nostra vera vita. Oggi il vangelo ci presenta tre richieste di Gesù.
La prima, “venite a me”, è l’invito a non rimanere chiusi in noi stessi, soli con i nostri pesi da portare. Occorre molta fiducia, ci vuole uno sguardo rivolto a lui, occorre non avere paura delle nostre fatiche, delle nostre povertà e della nostra piccolezza, per consegnarle a lui, sicuri che è lui il vero riposo. Questa preghiera di offerta è già una esperienza di ristoro e di riposo, anche quando, apparentemente, nulla sembra cambiato. A volte Gesù dice ai malati: “ti sia fatto secondo la tua fede”, cioè secondo la tua fiducia e la tua capacità di affidarti a lui.
La seconda richiesta, “prendete il mio giogo sopra di voi”, esige molta tenacia e determinazione. Si tratta, nella metafora agricola, di prendere un peso sul proprio collo, ma sapendo che il senso di questo gesto è camminare insieme a lui nella stessa direzione, senza deviare a destra o a sinistra. Qual è il significato del giogo? E’ un appello al discernimento: che cosa mi rende presente a Gesù e che cosa mi allontana da lui? Che cosa mi porta nella stessa direzione e che cosa mi distrae?
Infine, una terza richiesta, “imparate da me”, esige molta umiltà. Occorre infatti una profonda umiltà per convincerci che non sappiamo da noi stessi quale sia il nostro vero bene, e per accettare di convertirci alla mitezza e alla umiltà del cuore, per lasciare che Gesù sia davvero come lo chiamiamo a parole “il nostro vero maestro”.
Allo Spirito Santo chiediamo dunque fiducia, tenacia, discernimento e umiltà, cercando in questi atteggiamenti il vero riposo del nostro cuore.
Preghiamo.
Dio Onnipotente, che ci chiami
a preparare la via al Cristo Signore,
fa’ che per la debolezza della nostra fede
non ci stanchiamo di attendere
la consolante presenza del medico celeste.
Per Cristo, nostro Signore. Amen.
A tutti voi l’augurio di una buona e santa giornata!
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