di padre Piergiorgio Ladone
– Comunità di Arenzano (GE) –
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Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 25 gennaio 2023.
III settimana del Tempo Ordinario.
Festa della Conversione di San Paolo apostolo.
Si conclude l’ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani.
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 16, 15-18).
In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Vangelo che abbiamo ascoltato è quello proprio della Festa della Conversione di San Paolo, che celebriamo oggi. Potremmo subito domandarci cosa ha a che fare con il tema della conversione. Non sarebbe stato meglio scegliere l’invito di Gesù all’inizio della sua missione: “Convertitevi e credete al Vangelo”? Forse… Ma oggi comprendiamo in concreto proprio cosa significa convertirsi e credere alla Parola di Gesù, o meglio, perché lo dobbiamo fare, qual è lo scopo, il fine, per cui è necessario cambiare la nostra mentalità legata alla terra, o invertire la rotta delle nostre strade sbagliate.
La risposta ce la dà appunto il Vangelo di oggi: lo scopo è essere abilitati, in forza del Battesimo che abbiamo ricevuto, ma che va costantemente accolto, ad andare in tutto il mondo a proclamare il Vangelo a ogni creatura, proprio come gli Apostoli, rimasti in undici in seguito al tradimento di Giuda – e pensiamo ai nostri tradimenti –, proprio come Paolo chiamato con veemenza da Gesù a questa missione. Essere Apostoli vuol dire seguire lui, condividendo il suo progetto d’amore in cui siamo stati simbolicamente, ma efficacemente, immersi nel Battesimo, il progetto della liberazione dell’umanità dal male, qualunque esso sia, insomma la salvezza dell’uomo.
Non ci si converte pertanto a una ideologia, o a una morale da assolvere, ma a una persona, Gesù, che ci invita a credere nella sua Parola e a seguirlo nelle strade del mondo e della vita per continuare, insieme a lui, con lui e per lui, l’opera che ha iniziato storicamente più di duemila anni fa’. E i segni, oserei dire volutamente paradossali, di cui parla il Vangelo, che accompagnano quest’opera – scacciare i demòni, parlare lingue nuove, bere veleno e restare incolumi, ma soprattutto guarire i malati – stanno ad indicare che non possiamo sentirci noi i protagonisti di questa missione, ma è sempre lui, Gesù, che opera attraverso di noi, membra vive del suo Corpo.
Quindi nulla è impossibile a Dio, se fidandoci completamente di lui ci impegniamo ad uscire da noi stessi per seguirlo. Ecco il significato vero di “andare in tutto il mondo”: non per fare proseliti o imporre le nostre idee, ma per testimoniare con i fatti la nostra esperienza di Cristo, un’esperienza possibile solo se siamo consapevoli del nostro limite, della nostra fragilità, della nostra inadeguatezza da cui scaturisce l’esigenza di convertirsi a lui, lasciandoci accogliere, perdonare, guarire, liberare. Di qui l’importanza e il significato di imporre a nostra volta le mani per guarire le persone.
In conclusione, raccogliere l’invito ad andare in tutto il mondo non vuol dire mettersi a girare per tutta la Terra, ma farsi carico di ogni persona che incontriamo sul nostro cammino là in qualunque luogo ci troviamo, testimoniando la nostra esperienza di Gesù, la gioia della nostra liberazione.
Preghiamo.
O Dio, che hai illuminato tutte le genti
con la parola dell’apostolo Paolo,
concedi anche a noi, che oggi ricordiamo la sua conversione,
di essere testimoni della tua verità
e di camminare sempre nella via del Vangelo.
Per Cristo, nostro Signore. Amen.
Buona giornata a tutti!
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