Caffè di sabato 4 febbraio 2023

di padre Roberto Fornara
– Comunità di Arenzano (GE) –

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Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 4 febbraio 2023.

IV settimana del Tempo Ordinario.
Beato Maria Eugenio di Gesù Bambino, carmelitano.

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 6, 30-34).

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

È una scena bella, familiare, quella tracciata dal vangelo di oggi: gli apostoli si ritrovano tutti attorno a Gesù dopo un’intensa giornata apostolica, in cui hanno annunciato il vangelo e guarito molti malati. C’è un clima di profonda fiducia che viene sottolineato dall’evangelista Marco: «gli riferirono tutto» (quello che avevano fatto e insegnato). C’è un bisogno di verifica, un’ansia di condivisione e anche un pizzico di gratificazione e di soddisfazione per ciò che di buono sono riusciti a portare a termine. La nostra preghiera parte da questa fiducia nel riferire tutto a Gesù, nel non tenere per noi la delusione per i fallimenti, il rischio di orgoglio per appropriarci dei meriti dei nostri successi, la gioia dei missionari del vangelo, le domande su come fare o migliorare il nostro servizio.

In questa relazione dialogica si comprende anche la parola di Gesù ai discepoli: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». È un invito a mettere la preghiera al centro. Spesso ci pesa pregare; lo sentiamo come un dovere fra i tanti che si sono accumulati e che ci rimangono ancora sulle spalle, come un’incombenza cui far fronte al termine di una giornata stancante. Invece la vera preghiera dovrebbe coincidere con il riposo proposto da Gesù; se siamo stanchi dovremmo sentire più forte il richiamo del Maestro: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi darò ristoro”. Abbiamo bisogno della preghiera come dell’aria che respiriamo, perché non ci serve soltanto un riposo dalle fatiche del corpo, ma un riposo più profondo, che ci radichi nella nostra appartenenza a lui e ci faccia entrare maggiormente nella verità della nostra chiamata e della nostra missione.

È il sabato biblico, la festa che siamo chiamati a celebrare appunto andando in disparte, noi soli, con Gesù. Sembra che questa proposta del Maestro sia una fuga dalla folla numerosa che assedia il gruppo dei discepoli (non avevano neppure il tempo di mangiare!). C’è bisogno, in certi momenti, di staccare la spina e di trovare spazi di solitudine e di intimità con Dio, altrimenti anche la qualità del nostro servizio apostolico ne risente. Ne abbiamo un esempio vivo in madre Teresa di Calcutta, icona del servizio ai poveri, che attinge la linfa vitale della sua azione dall’adorazione e dalla contemplazione.

Se è vera la nostra preghiera, infatti, quando vediamo le folle che richiedono nuovamente il nostro aiuto, ne sentiamo compassione, perché sono come pecore che non hanno pastore (e spesso per nostra responsabilità, come ci ricorda il profeta Ezechiele: «vanno errando le mie pecore su tutti i monti e su ogni colle elevato, le mie pecore si disperdono su tutto il territorio del paese e nessuno va in cerca di loro e se ne cura» (34,6), e non indugiamo a lasciare la preghiera per metterci al loro servizio. Il discepolo di Gesù non si caratterizza né per la sua preghiera, né per la sua attività sociale, ma per la capacità di lasciare sia la preghiera sia l’azione, per seguire le strade che la volontà di Dio gli indica momento per momento.

Oggi, nella nostra preghiera, chiediamo allo Spirito Santo la sete dell’acqua viva, per valorizzare il riposo della preghiera contemplativa, che ci riporta alla sorgente, e il dono di una preghiera sincera che faccia crescere in noi l’ansia apostolica, la spinta missionaria, il desiderio di spenderci per il vero bene delle persone che cercano a loro volta anche solo di toccare il lembo del mantello di Gesù.

Preghiamo.
Signore Dio nostro, concedi a noi tuoi fedeli
di adorarti con tutta l’anima
e di amare tutti gli uomini con la carità di Cristo.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.

A tutti voi l’augurio di una buona e santa giornata!

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