di padre Roberto Fornara
– Comunità di Arenzano (GE) –
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Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 4 marzo 2023.
I settimana del Tempo di Quaresima.
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5, 43-48).
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
Esattamente 80 anni fa, il 4 marzo 1943, nasceva Lucio Dalla, che ha lasciato nel testo di una celebre canzone che porta come titolo quella data (4 marzo 1943) la sofferenza e il miracolo di una vita che ha dovuto farsi strada tra gli ostacoli e le difficoltà. Figlio di un militare americano ucciso in guerra, fu accolto con amore dalla mamma, ragazza-madre sedicenne, che “giocava a far la donna (ma il testo originale conteneva un riferimento alla Madonna e a Gesù Bambino) con un bimbo da fasciare”. La sua infanzia conobbe il degrado e la povertà della gente del porto, dei ladri e delle prostitute, e all’età di sette anni il bambino rimase orfano anche di madre.
Abbiamo voluto soffermarci su questa vicenda triste narrata dalla canzone di Lucio Dalla perché sembra evocare un ambiente opposto a quello delineato dal vangelo di oggi: “Siate perfetti come è perfetto il padre vostro celeste”. In questa perfezione tutto sembra lucido, splendente, inarrivabile! Come sono lontani un amore rubato a una giovane ragazza straniera, un bambino nato fuori dal matrimonio, l’ambiente portuale con i suoi vizi e i suoi personaggi poco raccomandabili! Eppure la canzone ci invita a riflettere, nel suo finale, su questo parallelo: “…e ancora adesso che gioco a carte e bevo vino, per la gente del porto mi chiamo Gesù Bambino”.
Che cos’è la perfezione di cui parla Gesù? Se la considerassimo una gara di meritocrazia e di bravura, come nella citazione di Levitico 19 (“siate santi perché io sono santo”), sarebbe una gara persa in partenza. Invece dobbiamo comprenderla piuttosto sul fronte della relazione: perfetti “come il Padre vostro”. E poco prima aveva detto: “amate… affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli”. Non è l’eroismo della perfezione morale che ci chiede il vangelo, anche se a questa vogliamo tendere, ma il “come”, la modalità di Dio di amare. Egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
“Siate perfetti come il Padre”. Un testo della lettera di Giacomo ci aiuta a entrare meglio in questa perfezione: «Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove, sapendo che la vostra fede, messa alla prova, produce pazienza. E la pazienza completi l’opera sua in voi, perché siate perfetti e integri, senza mancare di nulla». Perfetti, cioè completi. E questa pienezza, questa integrità, si produce anche per mezzo delle prove, della sofferenza, delle croci e delle difficoltà di ogni giorno. È nell’esperienza della povertà e della fragilità che impariamo l’amore verso tutti, buoni e cattivi, amici e nemici, e diventiamo figli del Padre, cioè lasciamo trasparire che siamo della sua stessa natura. Non mettiamo, cioè, in evidenza la nostra perfezione e le nostre virtù, ma lasciamo intravvedere il volto di un Padre che ama tutti, soprattutto i più poveri e i più fragili, anche i ladri e le prostitute del porto, che ci passeranno avanti nel regno dei cieli, e per i quali il nostro nome è “Gesù Bambino”, immagine della piccolezza di un Dio che vuole avere bisogno delle nostre cure e del nostro amore. È in questa piccolezza – come dice Teresa di Gesù Bambino – che si manifesta la sua grandezza.
Preghiamo.
Padre di eterna misericordia, converti a te i nostri cuori,
perché nella ricerca dell’unico bene necessario
e nelle opere di carità fraterna
siamo sempre consacrati alla tua lode.
Per Cristo, nostro Signore. Amen.
A tutti voi l’augurio di una buona e santa giornata!
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