di padre Davide Sollami
– Comunità di Arenzano (GE) –
***
Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 15 marzo 2023.
III settimana del Tempo di Quaresima.
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5, 17-19).
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento.
In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».
Incompiute. Quante opere, programmi e progetti iniziamo nella nostra vita senza vederne il completamento, anche nella vita spirituale.
Ma facciamo un passo indietro. Gesù, nel suo lungo insegnamento che segue il “discorso della montagna”, tocca un argomento fondamentale per il mondo ebraico: la Torah, cioè i testi sacri che corrispondono al nostro Pentateuco, i primi cinque libri della Bibbia. Per l’ebreo di ieri e di oggi, questi racchiudono la legge di Dio e indicano la via del bene, della felicità e della vita (Dt 30,16). La giusta interpretazione della Torah è una questione vitale del mondo rabbinico (non dimentichiamo che San Matteo ha scritto il suo Vangelo per un pubblico ebreo-cristiano).
Gesù affronta un argomento così importante e vasto come quello della Legge, cioè gli insegnamenti ricevuti da Mosè sul monte Sinai (che non si riducono ai dieci comandamenti) e conferma l’importanza di ogni minuscolo “iota”, cioè la lettera più piccola dell’alfabeto greco, e dei trattini che ci sono nella Legge. Effettivamente basta cambiare un trattino per cambiare il significato di una frase. Si dice che “per un punto Martin perse la cappa”.
Qual è il segno che cambia il significato di ogni opera dandole senso pieno? Il compimento inteso da Gesù consiste nel comandamento dell’amore, assunto come chiave interpretativa alla cui luce leggere ogni legge, anche la Torah. Ecco perché Gesù farà alcuni esempi, spiegando che non basta vietare di uccidere, e donando il comandamento dell’amore… Ecco cosa manca spesso nelle nostre azioni, progetti, pensieri: l’amore come ce l’ha insegnato Gesù. Se la Legge di per sé è una norma esteriore, Dio non solo comanda di amare, ma ama: lavando i piedi ai suoi discepoli, offrendosi a loro come pane da mangiare…
Il discepolo, cioè colui che vuole imparare, non è chi si trova sempre all’altezza di quanto prescritto dalla Legge, ma chi si riconosce peccatore, debole, ultimo, e si scopre perdonato (1 Tm 1,15-16). Il Cristianesimo ancora oggi è considerato da alcuni come una morale, un codice di norme da osservare. Invece il Cristianesimo non abolisce le norme, ma le riempie di significato, di senso. “Ama e fa’ ciò che vuoi”, scrive S. Agostino nel suo commento alla Prima Lettera di Giovanni (7,8). Gesù non ci vuole più irreprensibili di un fariseo osservante, ma peccatori graziati. Al cuore duro e forte come la pietra, Gesù sostituisce il cuore misericordioso. Ecco come evitare che i nostri progetti e, in ultima analisi, la nostra vita rimangano incompiuti.
Preghiamo.
O Dio, che hai cominciato un’opera buona in noi,
portala a compimento fino al giorno di Cristo Gesù.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.
E su tutti voi, amici del Caffè carmelitano, invoco la benedizione di Dio.
Una buona giornata a tutti!
***
Ricevi ogni mattina il testo del Caffè sulla tua email:
***
Visita i nostri siti:
***
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.