di padre Marco Chiesa
– Comunità di Roma – Casa generalizia –
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Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 21 marzo 2023.
IV settimana del Tempo di Quaresima.
Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 5, 1-16).
Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.
Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare.
Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina?”». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo.
Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.
In questo brano, Giovanni ci conforta nel nostro cammino di Quaresima, mostrandoci il volto misericordioso di Gesù: Betzatà, infatti, vuol dire “Casa della misericordia”, una specie di lazzaretto dove trovavano rifugio infermi, ciechi, zoppi e paralitici.
In mezzo a questa folla, colma di dolore e priva di speranza, Gesù posa il suo sguardo su un malato – letteralmente un “astenico” – cioè una persona profondamente debole, schiacciata dalla sua debolezza su una barella da 38 anni. Gesù lo vede e conosce in profondità la sua disperazione e la sua solitudine, che non gli consentono neppure di gettarsi nella piscina miracolosa. Per questo, lo guarisce con un ordine perentorio, che lo scuote nel profondo: “Alzati, prendi la tua barella e cammina!”. Sono tre imperativi importanti, a cui l’uomo risponde prontamente, perché si sente finalmente considerato e amato. Dunque, facciamo nostri questi tre verbi importanti.
“Alzati!”. Non si tratta di una semplice posizione del corpo, ma è un verbo di risurrezione, di cambiamento profondo, perché Cristo è entrato con tutta la sua forza nella nostra vita e non siamo più gli stessi… è la grazia che abbiamo ricevuto e l’esperienza che abbiamo fatto attraverso il Battesimo, tutti noi!
“Prendi la tua barella!”. Cioè: “Sei nuovo: non dimenticare la tua storia e le tue ferite”. Sì, anche le ombre del nostro passato sono importanti, sia per non cadere nuovamente negli stessi errori, sia per poter aiutare chi si trova nella stessa difficoltà.
“Cammina!”. Questo termine indica il “vivere”, e il “cammino” è la vita… Camminare, dunque, vuol dire affrontare la nostra esistenza in modo nuovo e avere il coraggio di testimoniare, passo passo, il Signore della vita, anche nei momenti difficili e scomodi, così come ha fatto il malato di Betzatà.
Preghiamo.
Dio fedele e misericordioso,
questo tempo di penitenza e di preghiera
disponga i cuori dei tuoi fedeli
ad accogliere degnamente il mistero pasquale
e a proclamare il lieto annuncio della tua salvezza.
Per Cristo, nostro Signore. Amen.
Una buona e santa giornata a tutti voi!
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