Caffè di mercoledì 3 maggio 2023

di fra Gian Paolo Aguas
– Comunità di Genova –

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Buongiorno, cari amici, con il caffè carmelitano di oggi, 3 maggio 2023.

IV settimana del Tempo di Pasqua.
Festa dei santi Filippo e Giacomo, apostoli.

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 14, 6-14)

In quel tempo, disse Gesù a Tommaso: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto».
Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta».
Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse.
In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre. E qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò».

Se cerchiamo il significato del credere cristiano cattolico, il miglior modo per comprenderlo è proprio attraverso la spiegazione che Gesù dona con le sue parole.

Credere infatti è vedere, ossia fare esperienza di Gesù nella propria vita. Ma l’abitudine ci porta spesso a dimenticare il significato profondo dell’esperienza cristiana, e di conseguenza siamo in continua ricerca di qualche segno che confermi il credo che professiamo, perché sembra che non basti. Se è così, significa che è necessario ritornare alle radici, all’essenzialità, quindi convertirci ancora una volta per riscoprire che nelle cose più semplici, e forse banali, Gesù si rivela.

Le opere sono necessarie per aderire a Cristo, ma è altrettanto necessario afferrare il concetto che le opere sono il frutto della relazione che c’è con il Padre e il Figlio per mezzo dello Spirito Santo, cioè di quell’Amore Trinitario talmente grande che investe di Grazia, come un mare, l’intera umanità.

L’amore umano, che è emanato da quello trinitario, di fatto non rimane chiuso in sé stesso, ma crea attorno a sé tante opere buone, come per esempio: una famiglia, delle buone e sante relazioni, l’esemplarità nella vita quotidianità, la solidarietà, la capacità di vivere le gioie e le sofferenze… e queste opere sono piene e feconde se sono radicate in Dio.

Allora, credere in Gesù significa credere che ama così tanto il Padre, che le sue scelte e le azioni che compie sono certamente quelle di Dio. Tutti noi, che crediamo in Gesù, siamo chiamati a percorrere l’itinerario alla scoperta dell’Amore, ma è necessario chiedere questo cammino e questa meta come una grazia, buttandoci nelle mani del Padre che per primo ci ha voluti e desiderati, che per primo ha sacrificato il suo il Figlio, e che ha inviato il suo Spirito per non lasciarci mai soli. Siamo chiamati a credere, siamo chiamati a grandi cose nel nome di Gesù.

Preghiamo.
O Dio, che ogni anno ci rallegri
con la festa degli apostoli Filippo e Giacomo,
per le loro preghiere concedi a noi
di partecipare al mistero della morte e risurrezione
del tuo Figlio unigenito,
per giungere alla visione eterna del tuo volto.
Per Cristo, nostro Signore. Amen.

Una buona e santa giornata a tutti.

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19/21 maggio: Incontro Amici del “Caffè”

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